la musa si abbronza nel fango
e canta con voce da dea
"poesia è eviscerare la teatralità
dei momenti di alterco dell'anima"
mentre incerto se sia euclidea
infioretto la scarna geometria
innestando germogli di frattali
nel cilindro cavo di quotidianità.
Friday, 3 January 2020
Thursday, 2 January 2020
La soglia
Sulla soglia ho alzato
più
e più
volte
il braccio esitante, insicuro
se bussare o fiondarmi a tempesta.
Scelgo una lenta ma decisa
spinta,
mi intralcio un
poco nello stipite perché
non del tutto
spalancata è
la porta.
Sembrano passati secoli e al contempo è già tutto finito.
Con la stessa trepidazione
anche la gamba tentennava e temeva
il varcare la soglia,
forse faceva eco
al braccio o
forse è tutta una nuova paura
che mi sta crescendo
dentro.
Sono a metà,
mezzo corpo nel futuro,
mezzo nel passato.
L'impeto non è stato enorme, non rotolo dentro, ma nemmeno troppo
circospetto da bloccarmi. Unisco i piedi
oltre.
Alzo il capo e cerco...
cosa stavo cercando?
cosa cerco?
Come mediocrità richiede, nell'amore delle scale di grigio, la mia vita non è stata l'esplosione di conflagrazioni esotermiche dell'avventura, ma nemmeno la bonaccia quiete e calma da elettrocardiogramma tabula rasa.
In retrospettiva, a valle ma ancora in itinere lontano dall'estuario, posso dire che qualche valico l'ho passato.
Eppure, con razionalità alla mano, non riesco a non ammettere che questo prossimo sia il più [inserisci aggettivo titanico].
Sarà l'interpretazione ciclica, sarà il facile auto-avverarsi di una profezia di questo tipo, sarà pure che è il focale nodo dell'esistenza, ma questa volta è BAM.
A pensarci bene la nascita è la concretizzazione dell'Alfa e dell'Omega, la quintessenza del team-play con il più pesante passaggio di testimone che fa impallidire ogni fiaccola olimpionica.
Come un tedoforo cieco e sordo mi dirigo a consegnare la fiamma che non ho mai visto, ma ho sempre usato, abusato, sperperato.
Gli scenari di una mente immaginativa come la mia si sono di colpo centuplicati. Il diagramma logico, ad albero, di flusso... il diagramma è esploso in avanti, con tentacoli che si protraggono a piovra verso il futuro.
L'idra del mio essere grida.
E le grida si moltiplicano, o muoiono sul nascere, o inesorabili inneggiano nel mio cranio e nel mio corpo e lì, nel mezzo, io ho paura e coraggio, una lacrima in un occhio e il sogghigno nell'altro.
Temo e sono temuto, mi spavento e mi incoraggio e so che tutto è inutile, che nulla esiste e che niente è niente.
Ma quale tautologia migliore della vita che si fa legione e, a falange di lacrime e sangue, si scava il suo posto tra il vacuo e l'oblio?
più
e più
volte
il braccio esitante, insicuro
se bussare o fiondarmi a tempesta.
Scelgo una lenta ma decisa
spinta,
mi intralcio un
poco nello stipite perché
non del tutto
spalancata è
la porta.
Sembrano passati secoli e al contempo è già tutto finito.
Con la stessa trepidazione
anche la gamba tentennava e temeva
il varcare la soglia,
forse faceva eco
al braccio o
forse è tutta una nuova paura
che mi sta crescendo
dentro.
Sono a metà,
mezzo corpo nel futuro,
mezzo nel passato.
L'impeto non è stato enorme, non rotolo dentro, ma nemmeno troppo
circospetto da bloccarmi. Unisco i piedi
oltre.
Alzo il capo e cerco...
cosa stavo cercando?
cosa cerco?
Come mediocrità richiede, nell'amore delle scale di grigio, la mia vita non è stata l'esplosione di conflagrazioni esotermiche dell'avventura, ma nemmeno la bonaccia quiete e calma da elettrocardiogramma tabula rasa.
In retrospettiva, a valle ma ancora in itinere lontano dall'estuario, posso dire che qualche valico l'ho passato.
Eppure, con razionalità alla mano, non riesco a non ammettere che questo prossimo sia il più [inserisci aggettivo titanico].
Sarà l'interpretazione ciclica, sarà il facile auto-avverarsi di una profezia di questo tipo, sarà pure che è il focale nodo dell'esistenza, ma questa volta è BAM.
A pensarci bene la nascita è la concretizzazione dell'Alfa e dell'Omega, la quintessenza del team-play con il più pesante passaggio di testimone che fa impallidire ogni fiaccola olimpionica.
Come un tedoforo cieco e sordo mi dirigo a consegnare la fiamma che non ho mai visto, ma ho sempre usato, abusato, sperperato.
Gli scenari di una mente immaginativa come la mia si sono di colpo centuplicati. Il diagramma logico, ad albero, di flusso... il diagramma è esploso in avanti, con tentacoli che si protraggono a piovra verso il futuro.
L'idra del mio essere grida.
E le grida si moltiplicano, o muoiono sul nascere, o inesorabili inneggiano nel mio cranio e nel mio corpo e lì, nel mezzo, io ho paura e coraggio, una lacrima in un occhio e il sogghigno nell'altro.
Temo e sono temuto, mi spavento e mi incoraggio e so che tutto è inutile, che nulla esiste e che niente è niente.
Ma quale tautologia migliore della vita che si fa legione e, a falange di lacrime e sangue, si scava il suo posto tra il vacuo e l'oblio?
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