Si posa leggero
sull'esile ramo e le colorate
piume muove allegro
mentre il mio orecchio già si protraeva
impaziente di udire
il chiaro canto estivo espandersi
nell'aria d'oro.
Proprio ora l'uccello la schiena inarca e
fauci,
non becco,
zanne luccicanti
e di sangue
gli occhi iniettati,
grida un gemito
quasi ruggito
quasi pugnalata
che ghiaccia il cuore
e le vertebre spezza.
In agonia, tradito mi accascio.
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