Wednesday, 22 October 2014

Storia di una partita

Nel mio tragitto lento verso la fermata del bus,  ripenso spesso alle variabili.
Un po' da commedia degli equivoci,  un po' disaster movie,  quello che attira è sempre la minuscola causa scatenante,  che propaga il dòmino,  che "sliding doors" cambia gli esiti e la cui esistenza biforca i percorsi e le traiettorie degli eventi.
Ci fabbricano fiction e fiction sul battito d'ali di farfalla che, bam, è  la causa del tornado.
È bello antropocentrico il culto delle "piccole cose", piace perché è la minima azione del singolo che può ribaltare intere sorti.

Vado verso la fermata e penso a chi dei piccoli segni fa collezione.  Sono quelle persone che "sanno cogliere"  e traggono consegueze.  E c'azzeccano.
Penso soprattutto a come il "fato"  sia solo mancato sampling dei dati,  sia ignoranza dei "piccoli battiti d'ala".
Ma proprio a livello emotivo artistico,  eh.
Non sono qua a fare proseliti per la Causa della Causalità!

Quello che intendo è  che il più grande baro a poker non ha controllo totale e un segnale,  un battito d'ali,  gli sfuggirà.
Quello è l'azione del singolo che può ribaltare le sorti.

Ogni partita è una breve vita e ogni vita è una troppo protratta partita.

Ma dunque perché non allenarsi a leggere?  Sì,  le persone non sono libri,  ma neanche solo scaffali di costole. 
C'è qualcosa che sfugge e si sposta appena volto il capo,  come un battito d'ali.

Ah,  sì.  Sono in ritardo.