Monday, 7 July 2014

La corsa

Ci sono momenti quando sotto una pioggia da mezzastagione, l'unica pulsione è buttarsi a correre . Niente telefono,  portafoglio,  documenti d'identità. Solo un po' di musica nelle orecchie e via.

Una corsa come ritorno primordiale,  un solcare la terra a falcate creandosi il vento in faccia nella bonaccia.

E mentre i muscoli ancora freddi scricchiolano,  le ossa si levigano sulle cartilagini ed il ritmo martella il corpo,  ecco che tutto scivola lontano e torna riordinato.
Non viviamo in eterno e arriva il momento di decidere cosa si vuole essere.
La corsa mi battezza con il mio stesso sudore e la pioggia mi lava e mi lacrima addosso.

Oggi,  nel post tempesta pseudo-tropicale,  tutta la strada tra i prati e le vigne era deserta. Ero solo come non lo sono mai stato e,  al contempo,  non lo ero. Non è un caso se le persone possono comunicare, non dico sia destino ma per il principio antropico l'evoluzione ci ha dato questa capacità di tramandare.
Quindi nella solitudine della pioggia io ho sentito che qualcuno C'ERA.
Mi sono persino stupito del fatto che realmente io ero intento a pensare a qualcun altro all'infuori di me.

Era come una caccia,  inseguimento, uccisione e giù a scuoiare una pelle non per il gusto di farlo,  ma per riportare all'accampamento un dono.
È  pazzesco cone ci si ritrova a strutturare tutto quando le cose fondamentali sono solo intrinseche in noi.
Mi servi e, ad ogni passo di corsa,  lo capivo sempre più.

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