Wednesday, 16 July 2014

Take your knife with a life

Sometimes, the unexpected is precisely what you spent your whole life waiting for.
Sometimes, it feels unreal to finally get what you've always thought you deserved.
Life is unjust and it won't miss any occasion to remind us about the ugly truth of imbalance.

Then,  sometimes,  dreams do come true.  It doesn't matter how much effort one puts into believing that the miracle can happen:  once it actually does, all you can do is stare at nothing in disbelief.

They say you should live the moment (carpe diem!), to enjoy the little things in life and be happy with what you get.
Cool,  yeah.
But what's the recipe once you start living That great moment,  when the orgasm doesn't seem to end,  when the ceaseless enjoyment progressively wipes away your previous view of life?
Are my shoulders strong enough to bear the power of this moment?  Is my heart ready to host the uproar of one thousand emotions?
Well,  I'd better be eager, take all this treasure and, a grin on my lips, be grateful to this life. And to those who made everything happen.
Do i deserve it? That's not the question. 
Can I repay and reciprocate all of this?  That's my mission, that's my role.
This is the motherfucking time to fight for what is right.

After what seems like ages, I am finally living the peace I've been longing for.

Monday, 7 July 2014

La corsa

Ci sono momenti quando sotto una pioggia da mezzastagione, l'unica pulsione è buttarsi a correre . Niente telefono,  portafoglio,  documenti d'identità. Solo un po' di musica nelle orecchie e via.

Una corsa come ritorno primordiale,  un solcare la terra a falcate creandosi il vento in faccia nella bonaccia.

E mentre i muscoli ancora freddi scricchiolano,  le ossa si levigano sulle cartilagini ed il ritmo martella il corpo,  ecco che tutto scivola lontano e torna riordinato.
Non viviamo in eterno e arriva il momento di decidere cosa si vuole essere.
La corsa mi battezza con il mio stesso sudore e la pioggia mi lava e mi lacrima addosso.

Oggi,  nel post tempesta pseudo-tropicale,  tutta la strada tra i prati e le vigne era deserta. Ero solo come non lo sono mai stato e,  al contempo,  non lo ero. Non è un caso se le persone possono comunicare, non dico sia destino ma per il principio antropico l'evoluzione ci ha dato questa capacità di tramandare.
Quindi nella solitudine della pioggia io ho sentito che qualcuno C'ERA.
Mi sono persino stupito del fatto che realmente io ero intento a pensare a qualcun altro all'infuori di me.

Era come una caccia,  inseguimento, uccisione e giù a scuoiare una pelle non per il gusto di farlo,  ma per riportare all'accampamento un dono.
È  pazzesco cone ci si ritrova a strutturare tutto quando le cose fondamentali sono solo intrinseche in noi.
Mi servi e, ad ogni passo di corsa,  lo capivo sempre più.

Thursday, 3 July 2014

Droni, draghi, dadi e Satana.

Vediamo di far chiarezza sui rapporti umani.

Droni come mettere in auto-pilot,  come non metterci il cuore perché non si danneggi in caso di ostilità. Ricognitivo,  sperimentativo, con controllo dalla distanza.  Distaccato e non coinvolto,  ma può essere efficace.

Draghi come un transumano fermento di artigliate e roghi. Una danza nel cielo,  tra fiamme e frastagliate corazze,  la massività dell'impeto,  la temperatura da rettile a sangue freddo, le zanne ed il fumo. L'impatto a terra quando il duello decreta lo sconfitto.

Dadi come l'interminabile e indeterminabile mancata predizione di un esito.  Fortuito,  nefasto,  spigoloso ma rotolante.  Scientifico e lucido nel tirare le somme,  irrazionale nell'inaspettato evolversi su una spezzata. Una catena di Markov che imprigiona nella sua libertà di pesati e pesanti possibili scenari.

Satana come onnipresente,  astuto e temuto.  Complementare,  azione e pianificazione,  passare la lingua sui denti in un eterno tramare nel buio. Immortale e divino,  carnale e metafisico, infernale e semplice,  ariete contro il mondo. Artistico,  unico,  ghigno.

Tuesday, 1 July 2014

Avere per dare. Essere per generare.

C'è  qualcosa di fondamentalmente sbagliato nel concetto di do ut des,  "dare per ricevere".
C'è qualcosa di molto o totalmente sbagliato nel concetto di "dare": dare attenzione,  dare tempo,  dare amore,  dare sprangate.
È intrinseco che questo "dare"  preveda una privazione da parte del donatore e,  ancora più a monte,  prevede che ci sia un possesso, che chi da prima ha e detiene ciò che da.

Perché?
Ma proprio no. Se io ho milioni di soldi e li do in giro sono bravo,  perché avrei potuto tenerli.  Ma che cazzo?   È che se li avessi tenuti,  con una vita limitata,  sarei stato una merda. Questo è il giusto giro delle cose.

Non è una compravendita,  santosatana, non è un cazzo di favore,  un vuoto a rendere di bozze di vetro.
Uno è in uno stato e genera doni.
Io sono,  io voglio,  quindi costruisco la situazione per cui quello che concedo non è una concessione,  ma un premio per me.

Uno non "da il suo tempo", ma fullfilla il suo essere,  vive quel tempo perché è  quello che vuole.
Uno non dà sprangate,  ma rilascia il suo essere aggressione vivente.

Certo,  bisogna essere per generare. Essere convinti,  sicuri,  coinvolti,  appagati.  Dal ricevente.
Ma non è in egual misura,  non è nemmeno nello stesso campo da gioco. Deve essere un flusso, una semplicità che scivola via con la corrente.

Oh,  certo,  io predico magnificamente e razzolo di merda,  però questo è quello in cui credo.
Non ho mai visto un do ut des,  perché cazzo non esiste. Non è che nasciamo tutti con la stessa faretra.
C'è gente che nasce con una Morning Star...

Quindi bello eh,  dare roba per essere in credito morale?
Ma fatemi cagare. 
E questa è  la stessa differenza tra chi è  simpatico e chi fa lo simpatico.
Il primo è  una forgia e sforna proiezioni di sé,  il secondo è  un metodico che recita da copione. Il primo genera e non gli pesa,  il secondo si priva e si impegna (ahahahaah).

Alla fine è sempre darsi un ruolo e dioinesistente solo sa quanto un ruolo sia necessario.