La vita è come un musicante di strada. Per quanto di valore, sbagli posto o fascia oraria e il cappello resta vuoto.
Anche il giga-virtuoso di staminchia, che ti suona il canone inverso con le narici, se lo barbonizzi bene non te lo caga nessuno, se non le quarantenni zitelle di altroconsumo che fanno capoeira nei giardini pubblici.
A volte passa lo studentello pseudo-intellettualoide che guarda film muti francesi con sottotitoli in russo, cioè film russi. Lo studentello, che ascolta musica di nicchia che sparge sentimenti fintamente proletari con arpe e din-donghi da 1000€ al pezzo, ghigna con compassione alla vita musicante e se ne va.
Un padre di famiglia senza neanche la terza media si ferma e ascolta vivamente interessato, finché moglie suocera e figlie non gridano il suo nome dall'altro capo della strada come banshee urlanti.
Quando poi la vita di strada ci piazza un trick che neanche una fatality a mortal kombat, ecco un flebile applauso da parte di un docente universitario impomatato che per brevi istanti s'è ricordato quando lanciava sanpietrini alla cèlere. Il barone docente lancia persino un doblone al cappello dell'artista di strada.
E dal buio di uno scatolone un bambino zingaro schizza fuori, intercetta la pecunia e torna alla base col maltolto.
La vita, per quanto non infinita, prosegue con tenacia. Finché le forze dell'ordine, senza cardio per inseguire i criminali, fanno valere la loro autorità sullo strumentista.
Alla milionesima minaccia il musicista si alza, raccatta lo strumento e il basco militare, si chiude la giacca e torna nella sua villa super lusso.
Un bel bagno in piscina, mentre la cena con le sue sette portate cuoce lenta.
La vita guarda il cielo serale.
censuratore!
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