Stragi di esitazioni e di stasi protratte, nell'istante sfugge un raggio di schegge che in agopunturale metodicità si conficcano nel cranio, inibendo la ragione.
Quando il controllo viene delegato all'istintivo saper muoversi, il cervello è parcheggio nel parcheggio e peggio per lui se poi non regge il freddo inferno di memorie che trafigge e su autostrade neuronali perpetua l'estasi.
Fare un voto al seggio sotto la pioggia: dare man forte ed un sussurro sino alla morte, errare alla ricerca e, una volta trovato, lanciare il programma per cui siamo stati programmati.
C'è una sequenza, un metodo, una serie di interazioni, ma la ragione ne resta fuori e il dualismo sincrètico si conclude: complimentarsi per complementarsi e complementarsi per complimentarsi.
Il tornado è solo aria, io sono solo carne. Ma l'azzurro che fa da cielo alla sfera del mio cranio è il tuo affresco più infestante, intrusivo e redentore.
Il parcheggio è la sala dove il capo reclino, dove il tempo declini, dove la paura scèma estirpata dalla stretta che toglie solitudine.
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