Thursday, 17 April 2014

Galvani vuol dire fiducia

Dicono che negli ultimi spasimi di vita la rana di Galvani avesse maledetto l'umanità con un "Cre-Cre-Cre-pate" gridato a gonfi polmoni, o branchie, o bronchi, o trachee.... boh, cazzo ne so di come respira un anfibio.
Negli ultimi spasimi di vita artificiale, in un cristiano risorgere post-mortem, quando alla rana sono stati attaccati un + e un - e quella si è messa a fare breakdance sul bancone del laboratorio.
Che sono poi le stesse coreografie di un condannato a morte sulla sedia elettrica, o della massaia che tocca la lavatrice con problemi di messa a terra. E tutto un copia incolla del vecchio fulminato nel ritorno a casa la sera di venerdì santo.
Pare che la rana di Galvani non avesse firmato la liberatoria e non avesse consentito la diffusione dei propri dati personali.
Ma ormai è morta, no? È morta e gli eredi erano una sborrata di girini in qualche acquitrino del cazzo.
È morta... eppur si muove.
E quindi? Quanto è cambiato dai tempi in cui si scopriva che  fili di rame, sali dissociati in acqua e pezzi di carne sono la stessa cosa, quando ci pianti dentro anodo e catodo?
(Batterie fatte di frisbee e aceto, van der Graaf che spatolano elettroni, pugni wireless con polvere da sparo, bei tempi)
Semiconduttori e reazioni nucleari a parte, non è cambiato niente: un bell'elettroshock è tuttora il bacio che trasforma in principe il ranocchio.
Principe di Niente.
Questa è la vera Pasqua: passaggio dall'inferno falso a quello fittizio.

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