Come va nella tua prigione?
La sentenza è stata chiara: prigionieri a vita in questo limbo tra potere e dovere, volere e sapere, mele e pere.
Ti danno uno stomaco per riempirlo e lo imbottisci oltre ogni ritegno di merde dolci che nutrono solo pancia, fianchi e una plica di tripli menti.
Ti danno peni e vagine ma prima di fare il tuo unico lavoro ("you got one job!") devi fare teatrini e corteggiamenti come un circo itinerante.
Ti danno un cervello che còmputa ma una voce che non sa riferire, occhi che vedono ma mani che non toccano, gambe che ti trascinano e altezze che ammazzano.
Ti danno la scelta di lasciare entrare gli altri, ma non la spranga per difenderti.
Puoi accettare ma ci pensi comunque.
Oggi è tipo la festa della Liberazione, ma è dura da digerire. Liberazione, eh? E perché siamo ancora prigionieri? Carcerati e secondini, prede e predatori, siamo ogni goccia di rugiada su ogni lato della foglia che fotosintetica muore quando il sole impallidisce.
Con un paio di occhi non leggo la liscezza che il tatto trasmette e con l'udito non sento il tuo immobile profumo al mio fianco.
Libertà: come una barca nel deserto, un coltello nella minestra, un amore tra i miei simili.
Siamo talmente liberi che l'unica fuga è la prigionia sotto 3 metri di acuminata terra.