Eravamo in tre quando la neve ci ha colto alla sprovvista.
Con un paio di Vans con più buchi di una comparsa in Rambo 4 e una roba di tipo 3 km da percorrere in discesa, il terzo scomodo dei tre si arrende, lasciando il mio compagno d'arme e me tutti soli a fare i coglioni.
Avrò anche superato da secoli i 20 anni, ma con 30 cm di neve e una voglia matta di spaccarmi la testa (yeah, flirting with death) non ho saputo resistere all'ebbrezza di scivolare correndo imbottendomi di acqua come una cisterna, gridando bestemmie a squarciagola e superando gli imbranati ombrello-muniti con tracotanza da pilota di NASCAR.
Una ventina di volte ho rischiato di spezzarmi il collo, con tanto di socio bastardo che mi lanciava palle di neve.
Una ventina di volte mi sono chiesto quanto cazzo di coglione mi stavo comportando.
Un milione di volte lo rifarei.
Era freddo, umido, stupido. Eppure tutto diventava ininfluente, dai traguardi che devo raggiungere alle gambe che devo traguardare.
Fanculo.
L'apoteosi della mia infantilità, l'apogeo del mio egocentrismo, l'anossica aria che respirata soffoca.
Sono sempre più una bufera di incazzatura, un clown che ride degli infelici per coprire la propria infelicità. Sono una persona pessima, malvagio, spietato, insicuro, affamato.
Sono la summa delle somme di tutte le sommatorie divergenti che esistano, sono inaffidabile e ineffabile.
Sono una merda.
Però cazzo se non mi sono divertito! Io contro gli agenti atmosferici, io come gli antenati, io immemore di tutto tranne che dei muscoli che fremevano nello sforzo di tenermi vivo.
Assentheismo! Quel che manca deve essere assente e quello che c'è è un eterno presente.
Vivete pure le vostre troiate, tanto io mi diverto con poco.
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