Una maglia sopra l'altra, abiti su abiti che mi coprono, la sciarpa mi nasconde il viso e cammino lungo il fiume controvento.
Questa volta non mi sferzi, eh?
Cammino rapido, a falcate sorvolo l'asfalto, le mani raggomitolate nelle triple maniche, lo sguardo scoperto unica parte di me a contatto con il mondo esterno.
Le foglie d'autunno cadute sono scomparse, forse spazzate dal vento e raggomitolate al sole in luoghi tropicali.
Anche le macchine sono scomparse, forse spaventate in letargo nei garage.
Cammino, l'acqua mi scorre a fianco in senso opposto, il vento mi scorre addosso in senso opposto. Anche la terra mi ruota addosso. In senso opposto.
Cammino e d'un tratto ti vedo. Ti vedo camminare. Ovviamente non mi cammini incontro, no. Significherebbe che segui la corrente, il vento, la terra stessa.
Cammini veloce, parallela a me o forse un po' più avanti.
Accelero il passo, aumenta l'attrito viscoso che prova a rallentarmi.
Ti vedo.
Ti sento nel buio, ti sento nel freddo, ti sento a graffiare l'asfalto mentre macini chilometri.
Mi accorgo che le mie orecchie sono ovattate da tutti i miei ricoprimenti di berretti e cappucci. Come faccio allora a sentirti?
Che sia il tenue e unico filo che da qua dentro si estende all'esterno?
Socchiudo le palpebre e perdo la via per un istante. Quella minuscola area di me che è indifesa al vento, gli zigomi e gli occhi, fluttua per un istante nell'incarnazione inanimata e gelida della morte.
Riapro gli occhi, ovviamente non ci sei più.
Però ti sento ancora.
Più forte che mai.
No comments:
Post a Comment