Friday, 29 November 2013

Carved in stoRe

So today is Black Friday, the day "mothers are so classless they could be a Marxist utopia".
Until Chuck, the series, I had never heard of this shitstorm. Now I know and I'd rather not know.
Anyway, today I was on the verge to restore my faith in humanity and, guess what?, didn't happen.

I could drag on with the whole description on why the restoration failed, but that's not the point.
What's important is something I've already discussed but not here.
We always get pissed when we are struck in the traffic, forgetting that WE are the traffic.
Same reasoning applies to the "faith in humanity" thing.
I don't have faith in others, meaning I don't trust their judgement and I don't share their way of living and thinking.
I'd like things would change and I hope to be the one forcing this change.
But how do I do it?
Preaching like fucking priest!
And does it work? Of course NO!

What am I missing? Well, that most of the time I'm not surrounded by "humanity" as a separate entity, I am humanity. Like the traffic stuff.
Then I always forget that I AM the "others" for the others.
It's a common problem to forget the two-wayness of interactions. For example: Black Friday is people buying, but it's also people selling.

So how the hell could I restore my faith in humanity if I don't act in order to gain the trust of others?
I need to restore other's faith in me firstly and THEN I can sit down and hope to see a better humanity deserving to be considered.

That's all my thoughts for today.
And the answer is "fuck off". See how the restoration failed?

Wednesday, 27 November 2013

What it is

Mark Knopfler did the impossible with Dire Straits, music that truly Means something. Smooth, melodic, emotional. Orgasmic, I would say.
During his solo career, Mark did many good songs, but the one really outstanding is "What it is".
That is a song that can effortlessly be compared to the whole Making Movies album (which I value as DS's best effort).

What is it?
It's a stream, it's like steam ascending and taking all the possible shapes one dares to look at.
Right now I feel that song flowing through me. I don't even need to listen to it, I just Feel it.
Hell, it is ME.
It flows, a violin gives an unmistakable folk vibe, the guitar always playful (fingered picking), the vocals so warm and simple.
Mark Knopler has the gift that few geniuses share: he can do amazing things seemingly effortlessly.
All the songs feel so easy, so in place, it's like it is like this because that's the way it's meant to be.
That's what it is.

I feel like the song, I feel the song.
I don't care. But not in the rebellious "I don't give a fuck" sense. No. 
Whatever it comes, whatever it is, so be it.
I now realize it takes maturity to accept.




Tuesday, 26 November 2013

Egocentrismo di eliocentrismo: essere soli.

Una maglia sopra l'altra, abiti su abiti che mi coprono, la sciarpa mi nasconde il viso e cammino lungo il fiume controvento.
Questa volta non mi sferzi, eh?
Cammino rapido, a falcate sorvolo l'asfalto, le mani raggomitolate nelle triple maniche, lo sguardo scoperto unica parte di me a contatto con il mondo esterno.
Le foglie d'autunno cadute sono scomparse, forse spazzate dal vento e raggomitolate al sole in luoghi tropicali.
Anche le macchine sono scomparse, forse spaventate in letargo nei garage.
Cammino, l'acqua mi scorre a fianco in senso opposto, il vento mi scorre addosso in senso opposto. Anche la terra mi ruota addosso. In senso opposto.

Cammino e d'un tratto ti vedo. Ti vedo camminare. Ovviamente non mi cammini incontro, no. Significherebbe che segui la corrente, il vento, la terra stessa.
Cammini veloce, parallela a me o forse un po' più avanti.
Accelero il passo, aumenta l'attrito viscoso che prova a rallentarmi.
Ti vedo.
Ti sento nel buio, ti sento nel freddo, ti sento a graffiare l'asfalto mentre macini chilometri.
Mi accorgo che le mie orecchie sono ovattate da tutti i miei ricoprimenti di berretti e cappucci. Come faccio allora a sentirti?
Che sia il tenue e unico filo che da qua dentro si estende all'esterno?

Socchiudo le palpebre e perdo la via per un istante. Quella minuscola area di me che è indifesa al vento, gli zigomi e gli occhi, fluttua per un istante nell'incarnazione inanimata e gelida della morte.
Riapro gli occhi, ovviamente non ci sei più.
Però ti sento ancora.
Più forte che mai.

Sunday, 24 November 2013

Nessuno è Nettuno in notturno

Il buio fluisce mentre respiro l'aria gelida, le mani  a pugno nelle tasche piene di inutilità, lo sguardo che cerca in una sottile coltre di nuvole la luce di stelle immobili.
Non so perché questa notte sia La Notte. Ma so che il mal di schiena e le palpebre pesanti non riescono a smuovere le mie gambe.
La pelle sulle gote trema ancora come se il rasoio fosse al lavoro provando a scuoiare le mie fattezze come il vento che ora chiama, in lontananza, il mio nome.
Mentre tremo, lento un sorriso mi sale dal cuore e attorciglia le labbra, le palpebre sbattono un attimo veloci, un tremore scende lungo la schiena mentre si apre come delle ali e percorre le costole.
Sorrido nella notte, vedo le ultime foglie del ciliegio resistere a tutto. Sembra che loro mi sorridano, o forse hanno imparato a riflettere.
Non è veramente buio, non è veramente freddo, non è veramente silenziosa la notte che non riesco ad afferrare. Sono il re di questo attimo, sono il padrone di questo mare di niente, che niente ha da dire, che risposte non ha alle mie domande mai chieste.
Alzo una mano infreddolita, mi sfioro la fronte con poca grazia e mi sembra di impugnare una forca, un badile, un tridente con cui forzare le cose al mio corso.
Invece impugno solo la mia mano che impugna aria a malapena respirabile.
Sto invecchiando.
Il vento chiama ma non riesco a capire se mi voglia o mi scacci, non sento altro che il suo timbro imprimersi. Sorrido, questa volta più amareggiato, e penso alla stupidità di tutto questo. Sorrido di ghigno distorto perché non c'è senso. Sto dominando un istante, cavalco il buio e lo sprono verso l'intorpidimento. Lo voglio sfiancare per potermi stancare.
Adesso distinguo alcune parole, tra le ondate di freddo, sussurrate dal vento. Quindi è tutto qui?
Deludente che tutto ciò che lui abbia da dirmi è "scorri con me".
Da un lato lo capisco, però. Alzo le mani davanti a me e ascolto l'aria passare tra le dita. Alla fine il vento è solo. Scuote piante immobili, sbatte su muri verticali, si muove nel buio assenza di luce, nel silenzio assenza di suono, nel freddo assenza di caldo, nel vento assenza di assenza di vento.
Un altro brivido sale.
E io sbadiglio. Uno sbadiglio lungo e congelato, la pelle del viso stirata addosso al cranio e ghiaccio a granelli filtra nei bronchi.
Ci sono più cose che parole, ma ora come ora poche parole basterebbero a descrivermi. Dove scende la mano di fianco? Alla ricerca di cosa?
Bella divinità del cazzo una divinità che controlla l'istante più inutile e importante, più sfuggente ed eterno, più freddo e indescrivibile. Ah, "indescrivibile" lo descrive adeguatamente.
Bella divinità del cazzo che è onnipotente come il vento tediante che mi chiede di restare in piedi con lui, che mi prega in ginocchio di aiutarlo a sferzare quelle ultime foglie di ciliegio per farle morire.
Sembro una sentinella sveglia e all'erta che aspetta solo di essere attaccata. Dal buio.


Saturday, 23 November 2013

C'era una voltati e fuggi

"Not all who wander are lost"
e chi invece non vaga e sta bello ancorato, magari è perso.
Forse sto esagerando con l'alienazione, forse sto veramente sbagliando a tenere le distanze col mondo, a rintanarmi in solitarie passeggiate fumando e in inutili libri. Quando questa fiamma si estinguerà, di me resterà la scimmia quale sono, scimmia in cerca di branco che ha allontanato chiunque.
Passo le giornate rivolgendo la parola ad un massimo di 4 persone, scopro ogni giorno gruppi nuovi su YouTube e cerco di non pensarci.
"Ehi, esci stasera?", "ceni con noi?", "dai, vieni a farti un giro!".
Sì, sì. Voi non lo sapete, ma esco tutte le sere, ceno con la solitudine e mi faccio un giro. Da solo.
Vago. E mentre vago voglio perdermi, voglio scomparire.
Invece mi ritrovo cosciente che tutto questo è assurdo.
Questo momento è buio profondo. Ma almeno è un buio immerso nel silenzio.

Thursday, 21 November 2013

"I'm innocent! They framed me!... on the wall"

"There must be something"
They always say something like that, while carefully analyzing the floor under the sofa next to the dead body.
Every fucking time I watch TV, I have to believe that all these upgraded Sherlocks looking for evidences are the shit. Trust me, I hate all this criminal fiction.
Then the lab geeks increase the number of pixels of a video (i.e. they zoom a digital image), match DNA samples, reconstruct trajectories of bullets and so on.
In the end the hero must chase the criminal, better if jumping from roof to roof shooting in the middle of a crowd while yelling orders to the station where, in the meantime, some sort of terrible event has happened that can destroy humanity as we know it.
Well, it escalates quickly.

I don't know what kind of audience is supposed to be appealed by these stereotypical investigations, not me for sure.

Unfortunately I find myself thinking everyday: "there must be something". No camera is pointing at me and I don't need to crawl the living room in search of evidences. No. I only know there is SOMETHING and I know I CAN'T prove it.
There are no traces, there are no fingerprints, there is no record of anything.

They told me that some oldie of the past used to say that this SOMETHING I know exists is "noumenal". I kant believe some Dumb-ledore of the past could have foreseen this futile quest of mine. That's pure bullshit.

Still... "there must be something". It really doesn't sound possible that all this turmoil, this raging storm of Homeric proportions, this Godzilla studies Nuclear Physics and Retribution Time is here Woe to you, Humans!, this whatever inside of me can be only "noumenal".
"I know there is something", but careful my friends: it's not a god or some kind of fate. "There must be something" and it is flesh and blood, it is real like the violence, like the plague, like the discounts on everyday products, like the pain inflicted onto others by the use of a single world. Or a single silence.

If my life were Season 3 Episode 7, no subtitles, HD special effects, with the epic long-awaited resolution of a huge cliffhanger, well... fuck off. I'd better read the spoiler-full "plot" section on Wikipedia.
"There must be some..."  ...one.

Let's get back searching for clues under the sofa. This skull is a hell of a crime scene.

Tuesday, 19 November 2013

1/2: essere Mezzo è il Mezzo per il Tutto.

COM'EMISFERI
(COME MI SFIORI)

Il bicchiere mezzo pieno lanciato nel vuoto
si frantuma avvolto dalla turma
di cocci affilati di sabbia incatenata
che si conficca come artigli
nella secca terra e cresce
in tentacolàti rami
tenta, forse afferra
i calcolàti volumi
di cielo.


TECHNICAL: scattering di un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto che si frantuma contro se stesso formando un bound state con i suoi cocci, le catene che lo relegano a essere quello che è e la vita che nasce dall'incontro/scontro.

Una persona mi ha fatto notare che "MezzoPienoMezzoVuoto" è una stronzata quantitativa, mentre nelle cose più ineffabili e importanti è la QUALITÀ che conta. Anche un femtolitro di liquido nel bicchiere è sufficiente, se il liquido è pregiatissimo.
Mi è stato insegnato che i frantumi hanno potere, che la gravità non sempre tira in basso, che c'è vita anche nella più sterile delle comunicazioni.
Ho imparato quanto i fiori siano intelligenti.

Emisferi, complementari, binari:
Pragmatico scava il suolo VS Irrazionale solca il cielo.
1/2+1/2 = 0.5+0.5 = ... = 1

Essere il mezzo significa accettare la propria incompletezza: per quanto si possa essere grandi, accettare di essere la metà da soli è ammettere di poter essere il doppio. Insieme.

Insieme come cerchio, catena che frana e rigogliosa fiorisce. Orbite che vedono orbite percorse da spiriti che si inseguono in istanti che durano un'eternità.

O mezza eternità. Che onestamente è comunque tanta.


Monday, 18 November 2013

Cambio di stagione, cambio di climax

Oggi è lunedì e, nonostante la farsa popolar-cattolica del "merda il lunedì", si è trattata di una bella giornata.
Ma prima un po' di proemio:
ieri (sì, domenica) è stato un giorno fuori dal normale. Una persona più brava di me descriverebbe ieri come una giornata "apatica". In realtà era molto più (o meno): ieri ho vissuto la Quiete, niente mi tangeva, tutto scivolava, avreste potuto prendermi a calci e non avrei percepito nulla. Ero veramente dalailamicamente in pace.

Oggi, totalmente inaspettato, la pace non è diminuita, ma inoltre una certa sicurezza mi ha avvolto. E in un climax di "ora so" ho capito che voglio due cose.
Paradossalmente le due cose potrebbero distruggersi a vicenda. Ma ora so che ne vale la pena.
Per una delle due ho già stampato fior fiore di libri. Per l'altra devo ancora capire cosa stampare... forse stampare una bottiglia e lasciar che l'alcol decida.

Quello che resta dopo il resto

Dopo una fila di velleità poco virili in lingue che non conosco, torno al solito posto, sul luogo del delitto, reo di un non ben precisato diritto di parola che è concesso da me stesso senza un proprio eccesso di amor proprio.
In sintesi mi metto in ridicolo.
Questi ràntoli verbali forse enfatizzano il fatto che mi senta in pericolo, rollo il capo attorno l'asse vertebrale come una piroga nella tempesta e cerco di tener ferma la testa con la valanga di parole che rinvanga vecchi usi e costumi di un mio passato mai superato.
Se Nietzsche avesse studiato a fondo certe equazioni differenziali ordinarie sono certo avrebbe enunciato disordinati aforismi su celle primitive di prismi in reticoli periodici e avrebbe proclamato "Eterne condizioni al Contorno".
Che sarebbe il nitzscheano modo per dire "Periodic Boundary Conditions".

Quello che (non) voglio dire è che sparpaglio parole per depistare me prima di tutti, mi mordo la coda dando la mia coda in pasto alle mie zanne, spinno come una moneta la spinning wheel of fortune e forzo eventi gettandoli ai quattro venti e, con tutto sto solfeggiare di sinfonie supersoniche inudibili e inutili, alla fine sono ancora al punto di prima.
Sono in prima linea in fondo a uno schieramento che percorre il globo intero. Sono identificato antipodalmente con polidrome coppie di me che si estendono come virus su tutte le spiagge disabitate di dimensioni abitate caleidoscopicamente da altre entità contenitive di vita.

Molto prima ho detto "pericolo", molto adesso dico "sicurezza". Sicurezza di essere vivo in pericolo contrapposto a pericolo di assopirmi in sicurezza.

Aria fritta che diventa brasato di parole su uno schermo.
Certo, alla fine sono un panzone sovrappeso e stupido che scrive su un blog. Però magari non sono sovrappeso.

Sunday, 17 November 2013

Overstanding the Understanding

It is an intrinsic property of an anonymous blog that of not sharing too much infos.
It is undeniable though that the most average of the average readers can rightly guess a simple part of my life: I'm an uneducated guy trying my best to be at least decent, knowledge wise.

During this walk on the impervious road of learning stuff I came across a doubt that is haunting me ever since: is understanding things with a lot of effort in a time-consuming way still understanding?

There is a shitload of definitions for the concept of "intelligence" and I don't want to discuss 'em. My question is just this: if it takes me a lot of time to get something, to really master some concept, is it understanding?
I spent months learning stuff that other people get in few weeks. Yeah, in the end I know the same thing as these "others" but doesn't the simple fact that I wasted centuries to land at the same result put me in a lower category?

The media always show geniuses as incredible persons.
In my opinion a genius is just a faster person, an Usain Bolt of brain. A genius works on more solutions at the same time, more solutions than those of normal people, and works them out faster.

Is there some hope that my characteristic time for understanding will become more efficient?
Is it possible that longer time corresponds to deeper analysis?
Sometimes I think that a clever person can, by mere intuition or instinct, reject all the useless things and is able to dive directly into the heart of the problem. On the other hand people like me are stuck into a state of confusion and cannot easily discriminate "efficient thinking" from "scumbag thinking". Et voilà: another wannabe explanation for the different learning time.

I am not preaching My Truth, on the contrary I am pursuing some kind of helpful scheme that can convince me of not being complete useless.
I'd like to leave this post as an enormous bunch of open questions.

Thursday, 14 November 2013

I fell on fallen leaves in Fall and I've felt the fault of filling empty files when time flies and leaves. Like falling leaves.



The original name of this image is "Autunno in Auto-tune" and basically doesn't mean a shit. 
Happy Fall to every mortal soul traveling on the eve of death.  

Like a metaSpore my metaphor is dispersed... sterile.

Out of metaphors an Owl is just a bird, everyone knows it, except those who don't know. Sounds correct, right?
Well, I am not convinced of this and I keep repeating to myself that metaphors are very useful to convey some mental image to the others BUT they aren't "true". Right?
I want a fox to be just a strange dog and not a super-sly animal that pisses off the dumb ones.
I want ravens to be lovely and skeletons just white bones arrayed to resemble the man/woman they once were.
With all my willpower I agonize portraying things as they are, at least in my asshole skull.
Take it as a god given statement, take it as the first law of an axiomatic set of rules governing the universe, take it as you wish: Metaphors are just fucking metaphors.

Then why am I a punching ball?

I see gloved words en garde, half opened eyes studying my movements, self proclaimed adversaries withdrawing while planning the next attempt to slip through my unprepared defenses.

Am I my ultimate metaphor?
Am I the only representation I can expose?
Am I that exposed to others?

Right now I'm spitting my mantra, unconvincingly: "Owl is a bird. Birds are stupid. Owls are stupid".
Then why do sweating fighters fill the gym that's my existence and prove their prowess with me as target?
Did I ask you to show me something? Am I behaving so provokingly? Do I really feed your need for accomplishment?
If that is so: tell me! Say it out loud: "wanna let off some tension, you available? Got this powerful jab already heading for your teeth!".
And you know what my answer would be? "Ok, it's 100 bucks".
No kidding! Do you want me to embody my metaphor? You are welcome.
But pay me!

Sunday, 10 November 2013

"Molto bene, grazie"

L'abile mente e forza
labile mente e forza.

(n. +v.+ v.
a. +n. +n.)

Saturday, 9 November 2013

Thank you. Tank you.

Wherever you are, whatever your state is, I want you to know one simple thing: I owe you one.
[An intelligent observer ("o" lower-case, of course) could argue that you owe me few too. Could be. But "my one" is an infinity of higher order, which means that the mysterious potential observer should just shut the fuck up]

I am grateful to actually nobody, but still I am grateful for having had the opportunity to know you. To get close to you.
Probably  you'll get pissed off by this, but:




Thank you. You're are the TANK. Good having you by my side.
A presto.



Friday, 8 November 2013

The Comfort of Confront

The moment you catch that glimpse of understanding in others' eyes, that's the moment when you can safely die.
Until then I must strive, both escaping the trap of self-believing and avoiding the blind trust. Fighting, round after round, no victory for the toughest, no defeat for the weak. Just an exhausting dance.

This very blog is a pale attempt to achieve my (and everyone's) goal: express the inner turmoil, confront our shared fears and whatever you motherfuckers want to read here. Either guide me or let me drive you, let's dance brothers and sisters. Yeah, sometimes I can be aggressive, self-indulgent, immodest or just plainly stupid (such a dumbass I am), I know. The rest of the time I just want to Kill the Uncertainty.
Bold words, Bald words. Anyway freezing silence must be burned to ashes, with fire thoughts. Though guys out there?



Actually all this stuff is bullshit. The only thing I can say is: I'll do my best.

Thursday, 7 November 2013

Celebrare celeri e cerebrali le ceneri di cisterne di cene avanzate per il giorno dopo.

CerebrAli

Sedeva laggiù
e mi guardava lontano,
sdegnosa della pioggia
e della mano
con cui impugnava
il cuore
che la pioggia lavava
e la mano stritolava.

Sedeva laggiù
come guardiano del tempo
che taglia lo scalpo
con un tomahawk di lampo
alla sensazione vertiginosa
che possa sbocciare qualRosa.

Si alzava di tanto in tanto
e lanciava una pietra,
contando quanto lo schianto
risuonasse di eco selvaggia
in questo  paesaggio,
scheletrico e cerebrale
che a nessuno so confessare
essere il più grande

norMale.




Oggi ho trovato un foglio piegato in un foglio infilato in un libro sotto a un quaderno in una scatola sopra all'armadio e per due soldi un topolino comprò.
Si parla di 2010 se i miei sensi di ragno non mentono e oggi ci va proprio a genio fare il cretino e pubblicare merda.
Ecco, questo era il "commento al testo".
Il "commento al tasto" sarebbe: CANC CANC CANC.

PS: sono ancora convinto che per essere convinti come a volte io riesco a convincermi non serva proprio sta grande convergenza di convincimenti. Questo vuol dire la """poesia""": che o la va o la spacca e metà volte nessuna delle due.... o qualcosa del gener... oh, fuck off.

Polizia Etica, eroismi vincolati.

Momenti di pausa per il nostro R-oe, leggermente e soffusamente adagiato alla parete dell'anglicante "snack area".
Sorseggia metodico, sfuggendo ad ustioni, la sua coppa ricolma di scadente caffè. La caffetteria, come un sano ed eiaeia-Allah fascistoso fascinoso italico la chiamerebbe, è vuota e nel mezzogiorno (14:37) di fuoco si fronteggiano unicamente l'appoggiato R-oe e la senile macchina del caffè.
Rompe la monotonia solo lo sguardo errogante dell'erogatrice di caffeina liquidiforme. Cieca.

Nel bel mezzo dell'assalto all'abbeverazione del sesto decimo di caffè, penetra in sala una coppia di individui ben poco individuali con una comunanza abbigliamentativa tutt'altro che abbagliante.
Immemori e incuranti del nostro R-oe, si servono un caffè a cranio che in realtà lo serve loro la macchina e, parimenti incuranti, lo tracannano  come esuli nel deserto con una bottiglia d'acqua grandinata dal cielo.
R-oe sguarda d'intesa la macchina del caffè ed i due si capiscono al volo. I due R-oe e macchina, non i due bevo-caffè-perché-altro-in-vita-non-c'ho-da-fare.
I due appenaddetti si voltano, gettano i bicchieri di plastica vuoti nel bidone dell'immondizia e scompaiono dall'area come apparvero: trascurabili.

R-oe soggiace sorseggiante. Poi il lampo notturno fulminante lo squote tonante. "Vuoi vedere che...?"
Si muove ratto come un felino e
 i due individui meschini hanno gettato i bicchieri di plastica nel bidone della carta.
Contro ogni attrito e rimiscugliamento d'imballaggi, egl'infiltra il braccio nel bidone, recupera i due malgettati contenitori, li estrapola e li riallòca nel designato bidone.

R-oe si volta, la luce al neon lo immensa. La macchina del caffè applaude.

Wednesday, 6 November 2013

L'estuario

«Qui Deconci, ne abbiamo un altro»
Questo era arrivato presto, la marea è ancora alta eppure sembra che questo nell'acqua proprio non volesse starci.

Lo prende saldo, sotto le spalle, e lo trascina lungo la spiaggia. Lo lascia cadere lentamente. Ma questo è un'asse e sfonda nella sabbia con un tonfo.
Non guardare gli occhi.
Si volta, raggiunge l'abitazione.
Freelance gli sta saltellando attorno, scodinzola e festeggia.
«Bravo, sì. Merito tuo!»
Apre la porta, la tiene aperta e Freelance entra felice verso la ciotola rossa.
Si avvicina all'armadio metallico, apre un'anta, prende un paio di scarti di macellazione. Neanche il tempo di lanciarli  e Freelance li divora.
Si gira, il letto sfatto, due piatti da lavare sul tavolo. Un giornale a terra stropicciato.
Guarda il cane che divora carni.
«Sai che potresti fare la donna di casa? Ti addestrerò a lavare i piatti».
Esce sul retro, sotto la tettoia saltella un corvo.
«Via!»
Ali nere nell'alba nascente.
Prende il serramanico dalla tasca TLAC apre uno scatolone, ne estrae un sacco pesante e nero.
Torna in casa.
Apre il cassetto accanto al letto. No. Si volta, eccola sul tavolo.
Prende la macchina fotografica, se la mette al collo e torna sulla spiaggia.
Oggi i corvi non erano pronti così di buon'ora. Darwin.
Meglio comunque. Vederli banchettare è sempre... non è bello, ecco.
CLICK, CLICK, CLICK, CLICK. Quattro foto in croce.
Un piede sotto la spalla, fa leva, gira il cadavere a faccia in giù. Armeggia col sacco, lo stende sopra al corpo. Lo rigira, un paio di accorgimenti, chiude la grossa cerniera.
Imballato.

A venti metri da lui uno stormo di uccelli, poca luce per vederli, prende il volo.

Niente resta fermo sull'estuario. Tranne io.



Ho sempre trovato una profonda connessione tra "estuario" e "Calvario". Oltre all'assonanza /rima/ boh palese. Per quel qualcosa di "finale" che entrambi condividono. L'estuario mi ha sempre puzzato di "stasi prima dello schianto", quel posto dove le correnti di fiume e mare si bilanciano e ciò che si è fatto un bel tour sballottolato in discesa deve fermarsi.
L'estuario non è un luogo molto vario, spesso paludoso e lagunoso. Ma mai lacunoso: bello pensare che ogni merda che buttiamo nel panta rei di un fiume PAM all'estuario ci arriva e una specie di arcangelo sta lì con l'I-Pad a fare il check di tutta la roba che arriva.

Se volete l'estuario è una realizzazione di una legge di conservazione (quelle con la derivata rispetto al tempo di una densità eguale alla divergenza di una corrente). Ecco, quello è l'estuario.

Night at midday

The worst eclipse one can experience is the eclipse of one's heart, when the skull and the heart align and obscurity falls like the unknown veil of death.
Night descends on the numb mind, the warming sun ceases to heat and the feeling of abandonment  pervades every single volume of the agonizing body.

Eyes are blinded by the thickness of the skull and the whispering heart's breeze dies in defiance. Blinded, deafened, unable to feel any other external signal but my very own darkness. Fed with anger, served with hate, bred in silence.

Night at midday is the moment when I need the torch but I don't dare to keep the light. 
Night at midday is when the fence has been built around me and my role has been chosen. 
Night at midday is the instantaneously disappearance of the only thing that keeps me awake. Keeps me alive.

And so you predicted everything, this eclipse and all. Not only you knew it was coming, but you forced the stars and the blood stream in me to flow ponderous  against my skull. Against my will.
You created me. You destroy me. Your invisible hand shapes my blindness, your static lips seal my deafness and you are the surgeon removing all.

Oh, how morbid feels the power you wield? 
And probably you do not even realize how far reaching your omnipotence is.
Well, far enough, since it's omnipotent. 

Sunday, 3 November 2013

Mediocrazia: frange di fragili falangi

Mediocrità è una bella parola, nel caso uno come me fosse mediocre in tutto.
Tipo un 6 in ogni materia e nulla in cui essere bravo. Un bello sguardo trasversale su tutto e, alla fine, mediocrità.
La mia politica è un regime dal dito Medio alzato, una meritocrazia del più arreso.
Una Mediocrazia della mediocrità, un panorama di gestione della res personale con solo me al centro.
Bravo, ma non abbastanza. Scarso, ma non a sufficienza.
So gridare e sussurrare, non so parlare.
Ecco: la via di mezzo e la giusta misura non li ho mai avuti.
Sono un estremista della mediocrità.

Saturday, 2 November 2013

Le 9 del mattino

Quando il torpore cede terreno
e con salda presa i muscoli
riescono a trasmigrare le mie ossa
in lungo e in largo in questo campo,
quando caffeina e nicotina
entrano in circolo e fanno tremare,
allora la giornata comincia
esile e utopica, come una goccia
e l'unica cosa che la ferma
dell'essere buona
e che andare a caso a capo non fa poesia
e quel che manca non c'è, anche fingendo ci sia.

Friday, 1 November 2013

Come a due passi dal mare

Adesso ho questo chiodo e faccio tutto perché si conficchi e laceri e, se anche riuscissi a cavarlo, mi lasci la più immortale delle cicatrici.
Adesso, ma come del resto sempre, voglio e grido e scavo indietro per sapere tutto, per avere controllo, per prevedere.

Mi trovo patetico a immaginare e a sperare che tutto migliori.

Welcome back, sempre il solito trascinare per poi dirmi, fra un paio di mesi/anni, che non n'è valso il tempo.