Oggi ho finito ufficialmente le """vacanze""" e sono tornato al mondo reale, abbandonando la bucolicità di vallate estive e di assenza di orari.
Sono tornato a ritmi che mi sono richiesti, sono tornato a fare schifo.
Ho messo piede in una stanza che la mia memoria insiste a ricordare.
Una lunga guidata in notturna, una voce a destra che rallentava il tempo, una notte così lontana.
Ho messo piede in un ricordo e, sarà che il cervello a volte è più lento ad adattarsi rispetto al corpo, per un attimo, per un fottuto istante, ho perso l'equilibrio.
Del resto è normale che basti un istante a modificare TUTTO, la palla che rallenta un istante, la tegola che cade in un istante, l'universo è nato in un istante.
La vita È una serie discreta di istanti inframmezzata da spot pubblicitari.
Sono tornato col corpo pesante, a ruota leggera la memoria è tornata. E ora è lì bloccata, drogata di qualcosa che ora non... assenza, eh? Ci torno sempre.
Che dire? Anche Cristo aveva i suoi chiodi fissi.
La cosa straordinaria, e forse un sintomo di maturità (~vecchiaia?) (o forse proprio immaturità), è il fatto che non c'è nostalgia, non c'è dolore, c'è infima rabbia, non c'è pianto in questo cuore.
Ho messo piede in un ricordo, così vicino e così lontano, e provo solo immensa gratitudine.
Strano come un'istante possa sterzare un'esistenza e, ancora più strano, possa generare istanti come ORA che insegnano più di intere esistenze.
Istante pedante, passato che rende valore al presente. Passando.
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