Ti butti il corpo sul letto, trascuri l'inquietante gemito delle doghe piegate a vapore e fisso sguardo il soffitto che fa bella forza a fare l'immacolato al buio.
Fisso il soffitto e lascio frugare il cuore nella fitta vegetazione neuronale.
Mi accorgo che contro la patetica gravità, una singola spaesata e inesperta lacrima mi appanna l'occhio, per poi buttarsi di fianco rigando la tempia e scomparendo nella notte.
Lacrima intrepida, messaggera diqualcosa che non ammetto, di un sentimento che ammanetto e faccia al muro arresto.
Lo perquisisco. Lui trema:
"Le giuro, agenthe, non ho fatto nulla!"
"Ah sì?" E sbatto in faccia al sentimento il sacchettino che aveva in tasca.
"Questo cos'è? 10 grammi? Ti dichiaro in arresto per possesso di Speranza!".
Guardo il soffitto, che è poi un cielo solaiato, un firmamento che analfabeta non si firma, la tela su cui dipingo con la mente il viso tuo.
Dopo delusioni, dopo (me ne vergogno a vita) un lieve e momentaneo moto d'invidia quando ero solito sedere solo, dopo le promesse e la convinzione di essere meglio di Indiana Jones ad evitare trappole...
SPLASH
Scalcio, riaffioro, nuoto verso riva. E sono impregnato, sono impegnato.
No, niente di formale, no niente di premeditato, no niente di prevedibile.
Adesso sono io faccia al muro, respiro lento, cervello spento... ti vedo ancora sul soffitto!
E non c'è una foto, ci ho provato con la sedia a raschiare,a togliere. Ma ho solo grattato via intonaco.
E adesso il soffitto raschiato raffigura materialmente te.
Rilascio il sentimento.
"Vai, non metterti nei guai e sta' attento!"
"Grazie, Agenthe! Grazie"
E se ne va.
Appena scomparso mi volto, prendo il sacchetto di Speranza e me la fumo tutta.
Il tempo è poco, o dispero o ci spero.
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