Ogni volta che sento gridare i nomi di persone per strada, mi sento una carta del cazzo raggomitolata in un mazzo.
Coppia, doppia coppia, tris, colore, scala reale, jolly joker heathledgeriano.
Seriamente, tutte le cazzate dei tarocchi possono rivelare una struttura portentosa, una suddivisione in ruoli, semi e colori, un punteggio assegnato ad ogni mortale e configurazioni di legame che ci incatenano. Spesso in coppie.
Qualcuno ricorda il brivido di panico che percorreva la colonna vertebrale quando dal mazzo usciva la Luna Nera? E la Torre, l'Amante, il Cacciatore, lo Schiavo, il Drago, l'Obelisco, la Fontana,...
Vedo che le allegorie fanno il loro sporco effetto.
La domanda vera è: possiamo cambiare ruolo? Se sono il Jack di picche con il Lupo solitario al fianco e valgo 10^6 punti, posso diventare la Torre di cuori nella notte con il punteggio di 10^3?
È libero arbitrio o è comunque prestabilito che le carte mùtino? Che mute cambino i rapporti reciproci, esercitando influenze sotto la superficue e cambino nell'istante in cui il chiaroveggente le scarta sul tavolo della realtà?
O c'è libertà? C'è una nozione almeno vaga di emergenza dai fondali, un'ascesi verso responsabilità maggiori?
Se il mio ruolo è d'essere il profeta che apre la mente con la Domanda, potrò mai essere il ramingo errante segugio di piste che all'ombra dell'anonimato della selva insegue le orme di passati e trapassati?
Rimescolare il mazzo... possono le carte ergersi e sospingersi, arruolarsi e arrogarsi il diritto di ribaltare il mazzo?
Siamo assi nella manica o assi per una bara? Siamo l'ultimo coniglio dal cappello dell'incallito baro o siamo l'unica speranza dell'affranto giocatore dalla vita rovinata?
Siamo scarti o carte troppo sostenute nella speranza di una coppia da formare? Anelli di una catena che manca di pesi da sostenere o tasselli di un affresco che raffigura la nostra stessa fine?
Siamo, infine, rettangoli nel piano di gioco bidimensionale, ignari di altre dimensioni spaziali, oppure possiamo unirci e scalare l'Olimpo formando un Castello di Carte, cosi babilonico da venir raso al suolo dal soffio di un neonato?
Abbiamo spigoli smussati dai nostri scontri e ci smorziamo come candele sotto la cupola trasparente di un esperimento arcaico e primitivo per misurare la vita del sole?
Comunichiamo con la nostra esistenza o esiste un ordine decrescente che separa per l'eternità il 7 dal 9?
E se il Jolly può essere chiunque, perché non può essere se stesso?
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