Thursday, 11 July 2013

Fai del cuor mio carne in scatola

Di pene ne soffrono tutti, no? Di pene d'amore anche, no (II la vendetta)?
E poi si struggono, si distruggono, si ingozzano, si trafugano dalla vita sociale o vi ci si (~WC sì) buttano come assatanati demoni alla ricerca di scopate nice&clear.
Tutti soffrono, che è poi l'unica cosa che abbiamo in comune in vita.
Quell'amore odio, quel rimpianto orgoglio, quel diavolo e acqua santa che ci fa detestare l'altro/a eppure ci porta le lacrime che sciolgono.

Poi ci sono coloro che arrivano pure ad esprimere tutta la sofferenza, l'incompatibilità, l'assenza, blablabla.
Ecco, io ho fatto questo, ma
come in tutte le cose
ha prevalso l'over-dose.

FAI DEL CUOR MIO CARNE IN SCATOLA

Lontano l’arpeggio 
d’accordo
in Do minore.
Inquietante.
All’ombra del ricordo
del colore
dell’arrancante
mio strisciare,
segugio sbavante,
al seguito
dello sciame
che tu, regina,
teco trascini.

Io,
pietoso idiota, condensato
di un vapore consumato
che si credeva ghiaccio
furbo e forte
inossidabile
pure alla morte,
che hai fuso,
colato ,sciolto,
trascinato e confuso.
S’ero roccia
m’hai fatto ghiaia
e da tronco
m’hai truciolato,
come caffè,
macinato ed annacquato.

L’arcuato arco
scagliata ha la freccia
che scava il varco,
che fa una breccia,
che annoda il cuore,
e poi lo intreccia
e con le budella
lo appende,
lo innalza lento
finché non pende,
come una stella
oscillante al vento;
cibo o pasto
per il lupo fausto
che afferra
coi denti
e trascina
i ventricoli stridenti
nella sua tana.

Si mangia il lupo
il cuor che tu, inumana,
hai calpestato.


Tra l'altro il cuore, dopo quella volta, non l'ho più ritrovato.

No comments:

Post a Comment