Anche questa mattina alzo e infradicio la faccia e lo specchio del bagno di acqua gelida che sveglia e scaglia il resto, restato tra le coperte, giù dal letto con un glaciale calcio.
Poi mi sobbarco il peso di sapere che anche oggi sarà come ieri e come domani e schifo.
Prendo la solita scale e imbocco le solite strada, cammino la via mentre il sole già troppo felice e raggiante ricorda alle narici un odore di salsedine che, ovviamente, non mi annuso intorno.
Come ogni giornata di merda che si può inventarsi anche oggi prendo lo stomaco in ostaggio e chiedo al cervello il riscatto:
"Allora, materia grigia, o oggi ti metti a lavorare e spremi risultati dalla tua pompelmea massa o non do da mangiare allo stomaco!"
L'operazione, come da copione, non riesce e mi trovo a mangiare una brioches al bar che potrebbe anche facilmente essere l'ultima cosa buona sulla terra oggi.
Infatti il resto succhia così tanto schifo che mi metto guinzaglio e museruola per non mangiarmi le braccia a morsi, stretto quanto sono nella morsa dell'inutilità.
Poi vedo altri, altre, altra. Vedo scivolare tutti ai loro posti, come un puzzle che si compone da solo, come un pianoforte che parte e si suona i tasti a testate nel muro.
Un pianoforte a coda, questa società, che suona con i denti-tasti e si morde arricciandosi sugli stessi canoni.
E poi una fuga.
Fortunatamente, per loro sfortuna, esistono facce che a mettersi faccia a faccia sembra andare davanti allo stesso specchio che ogni mattina ti deride senza riflettere che, con un pugno dalla rabbia generato, potresti mettere a tacere la sua speculazione sulla tua inutilità. Rendendo lo specchio inutile.
Il dramma non è vivere, è poter proiettare la propria ombra ma non riuscire a trovare quel cazzo di interruttore.
Il dramma è che lo switch non esiste.
No comments:
Post a Comment