“Addio”
mi disse,
mentre
sulla banchina
m'impalava
il fischio
del treno
in partenza.
“Addio”
mi disse,
come
ultima sentenza
quando
sanguineo il sole morente
sui binari
rotolava all'orizzonte.
“Addio”...
ma a quale dio?
Al dio che
muove le fronde
come la
mano che scostava
i capelli
dalla tua fronte?
Oppure al
dio che decide
le regole
del gioco,
che premia
chi ride
dandogli
fuoco?
C'è un
dio per ogni momento?
Un dio per
ogni sacco di carne?
Un dio per
tutti gli addii
che
dell'onnipotenza
non sa
cosa farne
e ne
farebbe così senza
da
premiarci separando
chi ha
fatto incontrare?
Questo è
un dio bipolare,
così
abituato alla solitudine
che unendo
e separandoci
si
intrattiene,
che o il
legame teme
o ti da
anche le catene.
Tra le macchine del fumo che spargono una giamaicana coltre bianca e ventilatori che arieggiano capelli frustanti, vediamo sempre quel patetico topos dell'addio, al limite di rotaie generiche di un binario 9 e 3/4 o di un Casablanca a basso budget (niente aerei Humphrey! Trenitalia si scusa per il disagio).
Sventolìi di mani.
Fazzoletti.
E poi gridano "addio", che vorrebbe tradurre un fare well senza tradurlo e buttando l'intero destino di un dipartente in mano a una creatura buffonesca e sperimentalemente non esistente come dio.
Ma proprio come i binari che scindono i Renzi e le Lucie della rivoluzione industriale, dio è un cretino binario che non sa bene come gestirsi la sua millantata onnipotenza (o ogn'impotenza, che dir si svoglia). Ti da il libero arbitrio ma c'è il piano divino che contempla il tuo libero arbitrio che è contemplato dal piano e quindi non è libero. O qualcosa del genere, no?
{Ah, no, sono io ignorante come una sgarbica capra e non ho studiato millenni di teologia, ovvero come dare senso alle fiabe e trovarci dettami morali da far rispettare col filo della crociata spada e con la fiamma dell'inquisitorio rogo, ma questa non è più teologia è solo schifo. D'accordo: non ho studiato "Schifo"}
Penso ai rapporti di coppia (etero, gay, coppia di Assi, coppia e incolla), quando non riesci a trovare un equilibrio o un'occasione che sia la sproloquiata scala di grigio.
O la persona giusta non c'è oppure (non è quella giusta e) te la porti fino alla tomba con full-optional di difetti da accettare e sapori da condividere (tipo la pappetta di kiwi quando ormai anche la dentiera non resta più attaccata, quando l'unica cosa che resta attaccata è il cuore o la spina).
"Addio" appunto: dativo, complimento di termine ("bellissima morte!"), consegnare le chiavi della tua Maserati a un cane autistico strabico e cieco che te la immortala sul muro del vicino.
Se c'è una cosa bella che ha scritto Montale è "occasioni". Cioè, proprio la parola "occasioni". Detto ciò poteva buttare il calamaio nel cesso che, tanto, quel che c'era da dire l'aveva detto (o aveva avuto l'occasione di dirlo).