Monday, 29 July 2013

Come giardini illuminiamo allo sguardo

Esistono giardini
nel cielo
distese variopinte
di fiori
che tutto quel che dici
sovrastano
protendono radici
di fulmini
le nostre vite assorbono
nutrienti
con il lampo che acceca
col tuono
prati stellari privi
di suono
sono fertilizzati
nel sonno
cresciuti nell'assenza
del suolo.

Tutta l'estate a temporali attorno, fulmini che sparpagliano cielo a pezzi. Pioggia che puzza di fresco e l'aria che ghiaccia tra vento che sferza e la vita che scherza.

Wednesday, 24 July 2013

Il rimescolamento delle carte

Ogni volta che sento gridare i nomi di persone per strada, mi sento una carta del cazzo raggomitolata in un mazzo.
Coppia, doppia coppia, tris, colore, scala reale, jolly joker heathledgeriano.

Seriamente, tutte le cazzate dei tarocchi possono rivelare una struttura portentosa, una suddivisione in ruoli, semi e colori, un punteggio assegnato ad ogni mortale e configurazioni di legame che ci incatenano. Spesso in coppie.
Qualcuno ricorda il brivido di panico che percorreva la colonna vertebrale quando dal mazzo usciva la Luna Nera? E la Torre, l'Amante, il Cacciatore, lo Schiavo, il Drago, l'Obelisco, la Fontana,...

Vedo che le allegorie fanno il loro sporco effetto.
La domanda vera è: possiamo cambiare ruolo? Se sono il Jack di picche con il Lupo solitario al fianco e valgo 10^6 punti, posso diventare la Torre di cuori nella notte con il punteggio di 10^3?

È libero arbitrio o è comunque prestabilito che le carte mùtino? Che mute cambino i rapporti reciproci, esercitando influenze sotto la superficue e cambino nell'istante in cui il chiaroveggente le scarta sul tavolo della realtà?

O c'è libertà? C'è una nozione almeno vaga di emergenza dai fondali, un'ascesi verso responsabilità maggiori?
Se il mio ruolo è d'essere il profeta che apre la mente con la Domanda, potrò mai essere il ramingo errante segugio di piste che all'ombra dell'anonimato della selva insegue le orme di passati e trapassati?

Rimescolare il mazzo... possono le carte ergersi e sospingersi, arruolarsi e arrogarsi il diritto di ribaltare il mazzo?
Siamo assi nella manica o assi per una bara? Siamo l'ultimo coniglio dal cappello dell'incallito baro o siamo l'unica speranza dell'affranto giocatore dalla vita rovinata?

Siamo scarti o carte troppo sostenute nella speranza di una coppia da formare? Anelli di una catena che manca di pesi da sostenere o tasselli di un affresco che raffigura la nostra stessa fine?

Siamo, infine, rettangoli nel piano di gioco bidimensionale, ignari di altre dimensioni spaziali, oppure possiamo unirci e scalare l'Olimpo formando un Castello di Carte, cosi babilonico da venir raso al suolo dal soffio di un neonato?

Abbiamo spigoli smussati dai nostri scontri e ci smorziamo come candele sotto la cupola trasparente di un esperimento arcaico e primitivo per misurare la vita del sole?

Comunichiamo con la nostra esistenza o esiste un ordine decrescente che separa per l'eternità il 7 dal 9?

E se il Jolly può essere chiunque, perché non può essere se stesso?

Sunday, 21 July 2013

Selvat(avi)co

Allora, dopo tutte le chiacchiere su evitare la human emptiness, mi prendo una merda di asse e mi butto sotto un albero.

Fuck off y'all, sono libero.

Saturday, 20 July 2013

Avoid to devoid

Mi sono perso troppe occasioni di tacere, troppe occasioni nelle quali avrei dovuto scagliare un sanpietrino al riflettore che m'illuminava.
Nello stesso modo con cui il mio cervello naviga supersonico nell'oscurità e nel silenzio, perché deve immaginarsi le cose e riempirle di suoni, così nella solitudine il mio cervello immagina sentimenti ed affetti. E ne immagina tanti e così di qualità da far impallidire quelli reali.

I drown myself in the wilderness
to avoid the human emptiness.

Cosa posso dire? Ah, niente. Non ha senso esistere se non per l'opportunità di trovare un senso all'esistenza. Del resto questa nozione di finalità o di motivazione non è estranea ad alcuna persona. Tutti prima o poi si soffermano. Le religioni nascono così, no? Dare perché e affinché.

Forse quello che mi infliggo è una religione, la mia religione, dove mi forzo e mi vincolo alla malinconia. Essere scontroso, evanescente, distaccato: tutto un privarsi per poter mentire a me stesso con "ah, SE avessi ora sarebbe...".
Oppure sono fondamentalmente certo che l'alternativa a evitare sarebbe comunque peggiore.

Dipende molto dalla capacità di accontentarsi, di riderci sopra mentre si trattengono le lacrime.

Tuesday, 16 July 2013

Cosmogonìa dell'Agonìa

C’ENTRARE

Ancora è il sole
che filtra all’interno
che insiste triste
a ruotar su un perno,
a gridarmi luminoso
che col mio egocentrismo
l’avevo quas’illuso
d’esser lui ad orbitare
attorno a me
e non io a te.



Quando si sfidano forze cosmiche è possibile anche uscirne vincitori. Non tanto perché un sacco di carne possa annientare una massa immensa che ti piega senza nemmeno toccarti, quanto perché tale massa non vive bene, non gode l'istante, non si chiede perché non possa soffermarsi e ammirare il circondario.

Perché tale massa non può ammirare e poi soffrire, non può gridare al cielo l'odio che è amore o la rabbia che è gioia, non può sapere quanto vivere succubi di incoscienti forze devastanti sia, in realtà, l'unico modo per sconfiggere tutto.

Rivoluzione e rotazione, forze centrali che accentrano e non c'entrano con cosmologiche ipotesi d'espansione dell'universo. Qua dentro, in un cuore che sa solo di essere uno strumento per cospargere di ossigeno, le rivoluzioni accelerano le percussioni.

Sunday, 14 July 2013

The Art of Looooooooooooooooooo- Sing

L’ARTE DI PERDERE

L’arte di perdere
è quell’atto di fede
che la neve fa al sole
quando non retrocede
ed anzi avanza acque,
sopra le orme passate
di chi camminando tacque.

Voi dimenticate
il miracolo d’immobilità
di cui perdente la neve,
al caldo di nuova libertà,
sciolta ci imbeve.


In accaldati giorni di estate ambigua, fa sempre bene ricordare che le strutture si modificano ma i componenti si confermano.
Transizioni di fase come transizioni d'umore. Fortuna e sfortuna che si intrecciano in una fitta trama casuale che è il plot della vita.
Ah, se la vittoria è frutto di duro lavoro, la sconfitta è una vera Arte.

Friday, 12 July 2013

Beware what ya share

CONDIVISION (SHARING)


Never it is transparent
the dividing wall
that separates
the futile difference between us.
And even if moved
the bright tear brushes ,
that never shed
is the most bitter.

We can safely account this as an experiment. Quite a stupid experiment.
I just translated one of my poetries from italian to english and it sounds aweful, without metric nor some kind of phonetic beauty.
Anyway, I'm just interested in experimentation and I will rewrite this something like a milion times. Only to discover that there's no hope for me to translate something that actually does not make any sense in italian too.

Tranci di pezzi di tasselli atomizzati (Nuke 'em All and walk on ashes of reborn Silence)

Nella scala che ascende al silenzio di quel "frantumarsi" che arde come napalm iniettato nella camera che vibra di pareti che si sgretolano
mi rubo tempo e vomito l'immagine che nell'indagine di me riempie infinite pagine di un libro che non riesco a stampare sul palmo della mano
che non riesco a recitare davanti alla tua giuria palettata di numeri.


Il Libretto dall'Orlo Argento (libro di strategie dalla rivestitura argentata)

Succede.
A volte bene, a volte male. Chiamalo ictus, a volte brutto a volte stupendo. Ma BAM.

Scientificamente, filosoficamente, materialmente: una fluttuazione (statistica/quantistica), una deviazione (democritea), un urto ("Hit between the eyes", Scorpions).

Emotivamente: il tuffo al cuore.

In altri posti hanno una non traducibile serendipità, l'improvvisa e inaspettata felicità.
Ma io che sto invecchiando vedo fato anche nell'inaspettato, prevedibilità nell'imprevedibile.

Di colpo mi accorgo che c'è altro, oltre a questi 80 kg di acqua, sento che da qualche parte c'è ancora un respiro che ansima. "This is an emotion".
Di colpo, con solitudine e vento di temporale e fumo attorno di una sigaretta che sto lasciando morire, sento che tutto fuorché la vita voglio lasciar morire. Voglio inseguire: se vince chi fugge, chi insegue vede ancora avanti.

Di colpo i tasselli che mi sono frantumato addosso forse vibrano. Fluttuazione, deviazione, urto.
E compongono sentimento.

Probabili righe non lette o un mio stolto e arrogante essere superficiale, ma questo tuffo al cuore l'ho sentito QUI ORA. E la solitudine si è trasferita in un anfratto lontano del mio cranio.

Grazie.

Non so ballare. Ma per te scuoterei tutto e tutti, così da stare immobili, io e te, al centro della sala a brillare e apparire ai terremotati attorno come ballerini letali.

Per te fratturerei le apparenze.

Succede.
Prosegua o meno non importa: ho bruciato prezioso sonno per sfidare notturno il temporale incombente e fermare l'istante in cui ti sento, lontana, respirare.

"L'ho scritto una settimana fa" (quasi) e non è successo solo una volta.
Forse non è poi così inaspettato.

Ora mi serve benzina per bruciare questo foglio. Tanta benzina, perché non so quale sia il server che lo custodisce.
Succede.

Thursday, 11 July 2013

Fai del cuor mio carne in scatola

Di pene ne soffrono tutti, no? Di pene d'amore anche, no (II la vendetta)?
E poi si struggono, si distruggono, si ingozzano, si trafugano dalla vita sociale o vi ci si (~WC sì) buttano come assatanati demoni alla ricerca di scopate nice&clear.
Tutti soffrono, che è poi l'unica cosa che abbiamo in comune in vita.
Quell'amore odio, quel rimpianto orgoglio, quel diavolo e acqua santa che ci fa detestare l'altro/a eppure ci porta le lacrime che sciolgono.

Poi ci sono coloro che arrivano pure ad esprimere tutta la sofferenza, l'incompatibilità, l'assenza, blablabla.
Ecco, io ho fatto questo, ma
come in tutte le cose
ha prevalso l'over-dose.

FAI DEL CUOR MIO CARNE IN SCATOLA

Lontano l’arpeggio 
d’accordo
in Do minore.
Inquietante.
All’ombra del ricordo
del colore
dell’arrancante
mio strisciare,
segugio sbavante,
al seguito
dello sciame
che tu, regina,
teco trascini.

Io,
pietoso idiota, condensato
di un vapore consumato
che si credeva ghiaccio
furbo e forte
inossidabile
pure alla morte,
che hai fuso,
colato ,sciolto,
trascinato e confuso.
S’ero roccia
m’hai fatto ghiaia
e da tronco
m’hai truciolato,
come caffè,
macinato ed annacquato.

L’arcuato arco
scagliata ha la freccia
che scava il varco,
che fa una breccia,
che annoda il cuore,
e poi lo intreccia
e con le budella
lo appende,
lo innalza lento
finché non pende,
come una stella
oscillante al vento;
cibo o pasto
per il lupo fausto
che afferra
coi denti
e trascina
i ventricoli stridenti
nella sua tana.

Si mangia il lupo
il cuor che tu, inumana,
hai calpestato.


Tra l'altro il cuore, dopo quella volta, non l'ho più ritrovato.

Wednesday, 10 July 2013

Ire versabili sull'irreversibile

FRANTUMI

Mezzogiorno torrido
mi rèlega nell'ombra
dove mi frantumo in faccia
i cocci dei sogni
sperando
si ricompongano

nell'unica parte
di me che è mia
passabile,
nell'unico parto
che a un maschio sia
possibile.


Partono tutti bene all'inizio: i primi 100 metri, la mattina all'alba, a quindici anni.
Poi non restano che del fuoco spento i fumi e dei sogni i...

A chi non può dar vita ad altro, questo ferisce.

Siamo sulla stessa Parca

Ci volano attorno eventi
come proiettili falène
mentre ingenui protraiamo
l'istante che avviene
mentre attorno il suono
avvolge come sciame
scomposti protraiamo
i polsi alle lame
di giustificazioni aliene,
sordo il cuore freme.
È finita.
Ma finiamo assieme.



È raro che scriva particolarità, tengo sempre un basso generico e un tenore profilo (o una corale inversione). Per quanto umanamente possa avere in mente accadimenti vissutimi, di solito sto sul generale (nei panni di  colonnello).

Questa volta voglio dare un volto, anzi un multifronte Giano a quei quattro stronzi che stanno ora sopravvivendo nel mio stesso doppato pantàno.

Molto termopilèo, ragazzi: non ho paura della morte perché so già che ci prenderà assieme e nel pogo infernale usciremo lame dalle tasche e ghigni dalle zanne.

Oppure la sto dedicando solo a TE...
O a me.
Miracoli dell'anonimato e dello scrivere da ubriachi.

See ya next gen

Tuesday, 9 July 2013

Come ombre senza la luce

Anche questa mattina alzo e infradicio la faccia e lo specchio del bagno di acqua gelida che sveglia e scaglia il resto, restato tra le coperte, giù dal letto con un glaciale calcio.
Poi mi sobbarco il peso di sapere che anche oggi sarà come ieri e come domani e schifo.

Prendo la solita scale e imbocco le solite strada, cammino la via mentre il sole già troppo felice e raggiante ricorda alle narici un odore di salsedine che, ovviamente, non mi annuso intorno.
Come ogni giornata di merda che si può inventarsi anche oggi prendo lo stomaco in ostaggio e chiedo al cervello il riscatto:
"Allora, materia grigia, o oggi ti metti a lavorare e spremi risultati dalla tua pompelmea massa o non do da mangiare allo stomaco!"
L'operazione, come da copione, non riesce e mi trovo a mangiare una brioches al bar che potrebbe anche facilmente essere l'ultima cosa buona sulla terra oggi.

Infatti il resto succhia così tanto schifo che mi metto guinzaglio e museruola per non mangiarmi le braccia a morsi, stretto quanto sono nella morsa dell'inutilità.

Poi vedo altri, altre, altra. Vedo scivolare tutti ai loro posti, come un puzzle che si compone da solo, come un pianoforte che parte e si suona i tasti a testate nel muro.
Un pianoforte a coda, questa società, che suona con i denti-tasti e si morde arricciandosi sugli stessi canoni.
E poi una fuga.

Fortunatamente, per loro sfortuna, esistono facce che a mettersi faccia a faccia sembra andare davanti  allo stesso specchio che ogni mattina ti deride senza riflettere che, con un pugno dalla rabbia generato, potresti mettere a tacere la sua speculazione sulla tua inutilità. Rendendo lo specchio inutile.

Il dramma non è vivere, è poter proiettare la propria ombra ma non riuscire a trovare quel cazzo di interruttore.

Il dramma è che lo switch non esiste.

Monday, 8 July 2013

Li guardi e L'IMITI

IL LIMITE

Sufficienti non sono 
cinque sensi in croce,
o quattro righe scritte
o tre parole a voce.

Un mondo fenomenico
non basta
ad un essere famèlico
che s’arresta forse solo
all’arresto della sua mente
a calcare il suolo.

Un mondo fenomenico
non distoglie
dallo scricchiolìo delle foglie,
dallo stallo
di un’ascesa avventata
sul foglio
di un’esistenza.





Nella sua sforzata al limite necessità di usare convenzioni ( linguistiche, strutturali, grafiche,...) la poesia, o più o meno qualsiasi getto in faccia di fecondi concetti shottati come una tequila dopo aver battuto l'unto bancone, supera tutte le conve(/i)nzioni assurgendo alla definitiva forma di confusione.

Diventa un caotico mimetizzarsi tra suoni e forme, discordanti fiammate di nulla, che alla fine degenerano. E generano l'istante di "ah! Questo è ciò che provo!".
Non c'è limite in una vita terrena alle permutazioni di segni che posso affilare uno dietro l'altro per segnare e intagliare nelle cortecce di cervelli le mie iniziali - cuore <3 - le tue iniziali.
Il mio unico limite è la volontà di legarmi agli altri attraverso caos e poetica confusione, con scritti parole e fatti.

Perché noi siamo l'anima confusa in manichini meccanicamente ordinati e, altrimenti, morti.

Sun I Call


Dall'intro di sax alle voci che sembrano attraversare tutto lo spettro dell'udibile. Dalle liriche pagane alle sviolinate interne.
Un climax di intensità indescrivibile.

Questo brano mi segue ormai da anni (7 per la precisione) e l'ho sempre ritenuto un capolavoro.
Quando l'ho fatto ascoltare ad altri mi sono sentito rispondere le cose più disparate: "troppo complicato", "troppo pretenzioso", "troppo monotono", ecc...

Su una cosa avevano ragione: questa composizione è troppo.

Solefald, "Sun I Call":


Sun I call burning wheel
Sword I call wolf of steel

Star I call sword of light
Rune I call sign in stone

Man I call tree that thinks
Earth I call grave of men

God I call not of earth
Sky I call home of gods

Sea I call flock of waves
Ship I call horse at sea

Mount I call giant dead
Wind I call Midgard's breath

Life I call kiss of gods
Fire I call wrath of life

Love I call lust for more
Child I call made of love

Name I call eternal life
Worth I call what lives on

Law I call hard as Hel
Fear I call unjust law

King I call head of men
Queen I call pride of king

Dream I call what is not
Time I call Odin's dream

World I call Yggdrasil
Death I call end of all

E.D.U.S. (L.)


Ed eccoci al classico più classico: le storie.
Non ci giriamo intorno, ok? Tutti hanno bisogno di qualcuno. Io, ad esempio, avrei bisogno di essere giga-famoso per poter andare da Fazio, parlare per 20 minuti e prendere 15000€, così, parlando di cosa per me significhi scrivere.
Altre persone hanno, solitamente, bisogno di qualcuno da invadere come la Polonia di attenzioni o viceversa qualcuno che sia "sempre lì" nei momenti di calo.

Nei miei quasi xy anni di vita ho dato molto peso alle relazioni di coppia, aiutando sempre coloro che mi circondava a costruire la loro relazione perfetta e, come ogni bravo insegnante, senza mai applicare alla mia vita i miei dettami.
E infatti sto ancora bene.

Se c'è una cosa che aiuta tantissimo, e parlo a tutti voi, è dire che uscite da una storia lunga.
Uscire da una storia lunga porta con sè un MUCCHIO di vantaggi:
-non siete vergini
-siete affranti
-valete qualcosa perché comunque la storia è durata a lungo e, in gergo idiota, avete "competenze"
-siete segnati e non vi dispiacerebbe partire "easy" (sveltina e via), restando comunque  potenzialmente in grado di progredire alla "storia seria"
-avete termini di paragone con l'ex, dando quel senso di sfida e di competizione al wannabe partner che fa sempre bene (cioè: porta a litigi che sono sempre bene in una coppia)
-siete single!


Quindi, per il prossimo "rimorchio time", ricordatevi di filastroccare questa:


ESCO DA UNA STORIA

Esco da una storia lunga
di circa mille pagine
con alti e bassi
e in mezzo una voragine.

Voglio una storia breve
mi basta mezzo litro,
voglio il ringhio notturno
e non l'abitudine del nitrito.

Voglio una storia breve
così breve che è già finita
voglio una storia compatibile
con la cosa più breve: la vita.


Al massimo potete darvi delle arie da amanti radioattivi e modificare il tutto con:
"ESCO DA UNA SCORIA".
Vi giuro: DE VA STAN TE.

ANTI-ANTICRISTO ≠ CRISTO ?

ANTICRISTO
(Anticlimax e Climax di una speranza moderna)


Se Cristo era una stella
che sopra immani mondi
ovunque brilla
che si è incarnato
e dal manto stellato
dalle nebulose
e dall’infinito
è giunto ad un corpo
debole e mortale
quasi verme
dal bene al male,

allora

l’Anticristo è un nulla,
un verme che fino 
dalla giovine culla
un niente è stato.
Poi è asceso
e da erba fu pianta,
da fiume mare,
da sasso montagna,
da marmo ad altare.
L’Anticristo da polvere
tocca l’apice del mondo
si staglia sull’immenso
del cosmo lo sfondo
trapassa dimensioni
impatta visioni
trascende l’Essere
fino alle viscere.




Quando si prendono le cose sul serio e si rigetta un meccanismo di tesi-antitesi-sintesi, quando finalmente si smetterà di credere che è possibile superare le dicotomie, i due lati della medaglia, il booleano Vero/Falso e il binario 0/1 che fa strada al treno del pensiero, ecco, allora si torna a fare fatti e non giocolieria verbale.

Quando il logico verrà a dirmi "ci sono più classi" e mi mostrerà che oltre all'essere e non essere esiste un altro forse essere, quando il teorico spinto mi dirà che il gatto nella scatola è sia vivo che morto, quando il bugiardo mi risponderà "forse", allora io mozzerò la testa all'interlocutore e, ridendo, gli/le dirò:
«E ora? La tua testa è forse a posto? È mezza attaccata e mezza staccata? Esiste una classe ulteriore di sopravvivenza?!?! NO!»

Perché in qualche Iperuranio che sa solo il diavolo (quello autistico di Maxwell) dove, magari (MAGARI!), tutti i tuoi costrutti di scale di grigi esistono. Ma non puoi fare a meno di ammetterlo: o sei sopra o sei sotto, non esisti QUI con noi, ai miei occhi (alla mia capacità predittiva) come |TU> = |↑> + |↓>.

O ci sei o sei assenthe. Se lasci microspie non vale come assenza, comunque.

L'Anticristo, come Cristo, non esiste. Quindi tutta la vostra ascensione ad uno stato di essere superiore e tutte le buffonate di cambiamento sono solo un divertente passatempo.

Una bellissima poesia, comunque. Oppure è sia bellissima che bruttissima!


PS: Se installo l'anti-antifurto sulla macchina il ladro comincia a suonare quando la macchina prova a rubarlo? 
E se il ladro è Skrillex, suona come un Transformer? E se la macchina è un Transformer? 

Sunday, 7 July 2013

BAcQua





Quando capivo meno di adesso (quindi proprio zero) mi era facile credere in tutte quelle semplificazioni strutturali tipo: il sistema solare e tutti i sistemi simili sono degli atomi che compongono un altro "uomo enorme" che vive su un pianeta che compone l'atomo di un ulteriore "uomo enorme enorme" e, contemporaneamente, pensavo tutti gli atomi che ci compongono essere minuscoli sistemi solari con tanti "uomini minuscoli" che vivevano e si ubriacavano sulla superficie degli elettroni.

Questa è proprio una bella visione del cazzo, di quei tentativi di über-semplificazione che, forse, potevano aiutare Rutherford a spiegare che in mezzo al protone e all'elettrone dell'idrogeno non c'era (/c'è/ci sarà) proprio un cazzo di niente.
È una visione che potrebbe aiutare alle medie, un po' come pensare che i leoni siano tutti dei Simba, o che l'amore sia ricambiato. O cose così, comunque.

Quando si capisce che questo modo di matrioskare le cose non aiuta, le opzione sono due: o si smette di pensarla così, o si esagera.

Ovviamente io ho esagerato.

Tutto in natura è un pezzo di un "uomo". Panpsichismo pagano o solo spreco di tempo, non lo so. Comunque: BAcQua.

PS: ho scelto la Q perché noi la usiamo poco, allora la natura che è un meccanismo di feedback la usa di più di noi. Love.

A me mi sale il Sìnai. E che botta!


Non capivo dove mi trovavo finché non capii che non stavo capendo. Il fatto stesso di essere cosciente era, secondo me, una pura formalità, come un dono recapitato dal postino che ti tira giù dal letto per farti firmare la ricevuta.
Ricordo solo che in quel momento non ricordavo, quindi posso affermare che ricordo di non ricordare e non ricordo di ricordare.
Comunque sia mi sono appoggiato a una parete, un po' stanco e abbastanza confuso. In quel momento appare un essere molto inquietante che, sguardo fisso sul mio sguardo che lo fissava, mi dice:
-ciao, sono il Profeta-
Io lo guardo, provo a rispondergli per le rime ma al volo non mi viene niente che rimi con "profeta", se non "acquieta" dal verbo acquietare.
Quindi resto lì ad ammirare la sua saggezze intrinseca.
Lui mi allunga un foglio a quadretti con delle scritte fatte col sangue e mi dice:
-è ora che tu impari i comandamenti-


Solo che non sono i comandamenti! Boh! Capito?



Telecomanda menti:

1.Molti vivono,
tutti muoiono

2.La forma la puoi ignorare,
il contenuto la fa da padrone,
ma se ti può consolare
niente importa alle persone.

3.Non puoi capirmi,
né interpretarmi,
ma puoi lasciarmi
tutte le tue armi.

4.La certezza
è solo brezza.

5.L’eroismo è la follia
enfatizzata
dalle folle adoranti,
imbevute
di squallido obnubilamento.

6.Il silenzio
è il tacito assenso
che apre le porte
al male.

7.Il pianto innocente
di cui nessuno si pente
non apre la mente
e nessuno lo sente.

8.Se niente c’è dentro,
niente può uscirne

9.Un tuffo nel passato
è un sogno agognato,
un silenzio esasperato,
ed il tempo è passato

10.Sono incompiuto
e inconcluso,
ma soprattutto
inconcludente:
inizio un’opera
e non riesco 
e mai riuscirò
a conclu


Bella lì, Profeta! Adesso sì che so di che pasta (mi) sono fatto!

R+J e la storia dell'eutanasia (staccar la spina alla rosa)

ROMEO E GIULIETTA

Il pianto irrepresso
da un balcone capuletto
quando rosa alla sera
senza nome lascia il letto
senza petali invecchia
alla luna nega il nome
e nell’albedo che rispecchia
più di onda sei tra i flutti,
come fico senza frutti
tra le viti produttive.

Suicidio
per finto veleno
o per lama
per Romeo che vive
per colei che ama.

Suicidio per le stirpi
che come serpi
estìrpano
la vita con i nomi.




Romeo e Giulietta è qualcosa di così sopravvalutato che solo osare pensarlo crocifigge il pensante all'istante.
Vero, molti spunti interessanti innestati da ShaMesphere per avvelenare la pillola di un racconto trito e ritrito. Il mio problema con questi tipi di sopravvalutazione sta nell'inutilità degli aspetti over-analizzati, come la scena del balcone, dimenticando totalmente che tutt'ora forse una scena del balcone è ridicola, mentre l'odio tra famiglie è vivido nella vita di molti (tutti).
Famiglie, come sempre, allargate a interi gruppi e nazioni. (Per non parlare dell'accezione mafiosa)
Ora, mi piace pensare in maniera molto più spirituale e, forse, ecologica di quanto vorrei, però: e se esistesse una profonda capacità sterilizzante? Se l'odio tra Montecchi e Capuletti intaccasse così profondamente la biologia interna dei suoi appartenenti da rendere sterili i nostri due eroi? Se un'indecente concentrazione mentale riuscisse a bloccare ciò che nessuna delle parti vorrebbe mai si avverasse, cioè che il legame dei due possa unire le due famiglie?
Avrebbe ancora senso il loro amore? Potrebbe essere coronato con la definitiva unione dei due mondi d'origine incarnata in un figlio? No. E allora sarebbe tutto veleno sparso a caso e stilettate all'aria con tanto di Frate Lorenzo che si ingegna in stratagemmi da Sun Tzu per niente.

Scommetto che non ci avevate mai pensato e, a dirla tutta, nemmeno io fino a 5 minuti fa. Ecco che la critica è talmente evanescente che andrebbe criticata in quanto esistente.
So solo che Romeo+Juliet con Leonardo di Caprio a Verona Beach era veramente un doppio pugno in faccia. Eppure mi è piaciuto.

Friday, 5 July 2013

Chimera di Bronzo


LA CHIMERA DI BRONZO


Non eccitare la fame
attizzando il rame
che percorre il pianeta
e al tocco preclude

sperando di svelare
verità nude
che non scaldate 
perdono ragione 
d'esìstere 
iniziano a desìstere
e muoiono assiderate

o muoiono di stenti,
tenute voraci e vuote
dalle opache menti
che l'illusione non scuote.


Chimera, Chimera, Chimera,
mera farsa falsa di incrocio,
inutile somma nella sera
di parti leonine ed ovine,
come fottute fedi moderne
innestate sulle rovine.




Spiegazione: prime2 e ultime2 righe + legge di Ohm.
Sembra quasi un rebus. Il succo è che una Chimera di bronzo nel salotto, magari viva e sputafiamme, sarebbe veramente il top. Bello se, appena tornato a casa, arriva scodinzolante (che è il serpente la coda!) e ti porta le pantofole e poi va in cucina a scaldarti una lasagna col suo fiato al napalm.
Poi la chiamo Mera. "Chi? Mera?".
Bella bestia, no? Un po' utopica... eh, già: avere una Chimera è proprio una chimera.

Wallet Disney



Cheshire Cat Wall E Fuck Off
(nome in codice StreGayatto)


Il mio personale tributo all'ipnotico mondo Diney che ha così tanto educato, manipolato, guadagnato. Un past, present & future di intrecci (dallo Stregatto al Robot Spazzatura) con il conclusivo dito alzato, molto infantile ma di impatto sicuro.

(si sono presi anche la Marvel...)

Con dì vidére.

CONDIVIDERE

Non è mai trasparente
la parete divisoria
che l’irrisoria
differenza tra noi separa.

E se commossa sfiora
la lacrima chiara,
quella mai sgorgata
è la lacrima più amara.



Incomunicabilità tra esseri umani. Non voglio, e non sono, e tanto meno pretendo, di essere disfattista perché, molto probabilmente, è palese l'ambiguità di esprimere  espressamente l'inesprimibilità esprimendola.
Questo è forse il mio unico vero motivo di scrittura, la stella polare che segugio cerco, il topos a cui inevitabilmente ritorno ogni volta che impilo lettere su lettere e formo """discorsi""".

In anni e anni di esperimenti e esperienze sono giunto a capire princìpi fondamentali che regolano l'esistenza umana, ad un black-box level più astratto e meno rigoroso della biologia o della psicologia. Non sono, però, un accademico e non sono mai riuscito a imparare una convenzione che mi permettesse di "spiegare" quello che ho toccato.
E allora, fuck off, mi sono messo a scrivere.
(in realtà sono un accademico in altri campi molto più gay)

Quando anche si riesce, in una melma onirica e (sobria)^(-1), a provare nel tentativo di indicare un cammino che porti a un glimpse di ciò che si cerca di dire, tutto se ne va con l'arrivo del mattino e la percezione della prima luce che filtra dietro al velo: con dì vidére.

"Condividere" è una di quelle produzioni che con orgoglio cito a memoria (spesso citandola sbagliata) e la ritengo un pinnacolo del "tu ci leggi quel cazzo che vuoi, io ci leggo quello che voglio sentirmi dire".
Il problema è che se io stessi qua a spiegarla mi danneggerei (non so spiegarla!), quindi la lascio a marcire e punto.

Thursday, 4 July 2013

The flavour of darkness from the upcoming dinner

I was wondering what's the greatest thing I can hope to achive using this blog.
'Well - I thought- it would be amazing if people from all over the planet took this post seriously and... they start to learn italian the hard way!"

That's right!
Actually I don't expect people to learn anything from me, not even my true name, nevertheless it could be pretty fun if some random web-surfer stumbles in this blog and, you know, falls in love with my majestic verbosity!

The point is: I am something like a poet and I write stuff in italian. To be honest, I am more like a jester or an entertainer: I throw words to the sky like a farmer throws seeds and I expect my words to grow by themselves in the shape of amazing poems.

In truth I utterly fail in my game of words, at least using italian (and that's my native fucking language, bro!).
That's why I am violently broadenig my audience with this.. how can I call this? Yeah... with this Invocation!

(That's enough bullshits for today, I return doing what I do best: hiding.)

Farsi di nemici

Secondo me le droghe ormai sono out come lo spazio profondo.
Perché perdersi a prendersi la briga per sintetizzare sostanze allucinogene e stupidofacenti? È sufficiente stuzzicare quel vespaio che è lo squilibrio mentale umano e BAM trip assicurato!

Una tipa A mi dice delle cose su un mio amico B, io vado da B e riferisco, questo si incazza con A che, messa alle strette, si incazza con me e grida ai quattro venti che che ho alterato e mistificato le sue parole.

Beh, baby, tralasciando il fatto che alterare i sapori delle cose è il mio mestiere (mi chiamano Cabibbo-Kobayashi-Maskawa) io ho riportato la tua opinione nel modo più fedele concessomi dalle mie diverse (fortunatamente, e vedrete perché) capacità espressive.
Dopo le """accuse""" ho abbandonando ogni discussione con lei, non rispondendo (="fuga" nel di lei gergo).
Lei mi scrive quanto segue:

"E quando capirò perché non sei sincero con B probabilmente, forse allora, ti perderò tempo a rispondere ad un messaggio che si commenta da solo con la tua fuga quel giorno."

Forse non vi accorgete di che droga di capolavoro lei ignara mi ha scritto!
Ve lo ributto giù con adeguati enjambament:

"E quando capirò
perché non sei sincero
con B probabilmente,
forse allora,
ti perderò tempo a rispondere
ad un messaggio
che si commenta
da solo
con la tua fuga
quel giorno."

C A P O L A V O R O
Scrosciate applausi e scagionate complimenti e, soprattutto, maieutica su chi vi circonda e estraete perle ostrichèe di ogni caratura.

In ognuno di noi si nasconde un giovane Werther che aspetta solo di essere addolorato.

Cioè, capito? Ti trendy conto?!?

Ci sono di quei personaggi, così hot cool trendy affascinanti stilosi, che trasudano "Yeah, baby!" da ogni poro scavigliato e abbronzato.

Gente che appena nati non hanno fatto un vagìto, hanno fatto un mojito.

Persone che appaiono in foto solo con incontaminate spiagge alle spalle e cocktail serviti in ananas smezzate con una katana in adamantio.

Sono personaggi così poco austeri che ovunque appaiono (occhialedasole muniti) la gente attorno sente musica permeare l'aria, il sole impallidisce al paragone e un'enorme sfera da discoteca cala dall'infinito e ruota lampeggiante sopra il febbricitante figo del sabato sera di turno. Di martedì.

Ci sono questi mezzi allampadati, mezzi palestrati, soffusamente tatuati con ideogrammi e idiototonnellate.
Sono apoteosi della mediocrità, Fabrizi Corona senza foto e Briatori senza i soldi, pop star senza pubblico e Las Vegas senza casinò.
Lapo Elkan senza coca.

Si imbrancano tra loro e annaspano nel loro fumo e profumo Hugo Boss e Marlboro Light. Si appoggiano premeditatamente casual, con il filo di barbetta per accennare alla virilità che la gamba cerettata e il petto arrossato non possono mostrare.

Hanno mille donne attorno, oltre ai wannabe trendy (apprendisti e padawan in cool-aggine), e in totale ammontano all'equivalente di un cervello.

Detto tra noi, vorrei essere uno di loro, un così perfetto emblema di mediocrità da avere almeno lo scopo nella vita di perseverare a preservarmi così. Loro almeno hanno uno scopo.

Io scopo. Poi scappo.

Alpha & Omega




ALFA E OMEGA


All'inizio era qualcosa
che dopo un rapporto
fu qualcuno
e delle migliaia di navi
una aveva raggiunto il porto,
scaricato barili e travi
di elicoidale codice genetico
e da quel misterioso sbarco
nacqui per mano di un medico.

Dicono che si vede la luce
all'inizio e alla fine
e che in mezzo si tentenna
ciechi su un campo di mine.

Io non ricordo la luce,
né il mio sonno fetale,
né il primo vagito,
né l'inprinting letale.
Ricordo solo la fame
per la carne tramutata in pane.

Ti chiederai quale merdata
io mi sia fumato
per star qua a spiegarti
da dove sono e sei nato,
di come il corpo in parti
si sia autoassemblato
in quel manichino di carne
di cui sei il pilota.
Vedi, se te lo chiedi,
non sei un idiota,
sei come chi si agita
trema e scalcia in acqua,
sei uno che nel liquido
amniotico
ancora non nuota
e cerchi un senso metafisico
che ti spieghi
quello che ai tuoi occhi
neghi.

Io dell'inizio
e ancor più della fine
ad informarmi
non sono molto incline.
Anzi, dell'Alfa e dell'Omega
non me ne sbatte una sega.

Sai cosa vado a cercare,
mentre nuotando ti supero,
mentre sincronico col cuore
tentenno tra le emozioni?
Vado a cercare un fottuto
manuale d'istruzioni.




Quando trovo programmi di studio tipo "cause prime e fini ultimi" mi sento il pranzo del matrimonio dei miei nonni farsi strada in vomito shape dallo stomaco su su per la gola.

Non so quanto possa piacere speculare e riflettere come gli specchi, ma quando sei impantanato nelle sabbie nobili (granelli di rubini) poco t'importa da dove provieni o quale rugbyca meta ti sia nell'ingenuità della partenza posto, quello che importa è uscire dalla trappola e fuck off alfa e omerda.

Ma penso che le pensierose persone in realtà stiano solo pensando di pensare. Ma pensa!
Buona botte.





Wednesday, 3 July 2013

Universit-aria fritta

Fisico: studio le leggi fondamentali della natura e i principi cardine del cosmo.
Matematico: studio un sistema coerente e autoconsistente che relazioni quantità deduttive e astratte a concetti innati e assiomatici.
Ingegnere: studio quantitativamente i parametri di stabilità e di portata di costruzioni artificiali di cui beneficia l'umanità.
Informatico: studio la comunicazione e la codifica di informazioni e metodologie per rendere la comunicazione universale.
Sociologo: scaglio maledizioni allo status quo sociale, lottando il sistema in tutti i modi, anche a costo di spappolarmi il fegato e i polmoni, per la rivoluzione globale.
Giurista: non so un cazzo ma studio come dirti mille cose senza dire una merda e per questo sono meglio di te.


(Molto "Curcio Editions")



Gli altri, nel climax di schifo, ve li trovate voi. Love.

ADDIO


“Addio” mi disse,
mentre sulla banchina
m'impalava il fischio
del treno in partenza.
“Addio” mi disse,
come ultima sentenza
quando sanguineo il sole morente
sui binari rotolava all'orizzonte.

“Addio”... ma a quale dio?
Al dio che muove le fronde
come la mano che scostava
i capelli dalla tua fronte?
Oppure al dio che decide
le regole del gioco,
che premia chi ride
dandogli fuoco?

C'è un dio per ogni momento?
Un dio per ogni sacco di carne?
Un dio per tutti gli addii
che dell'onnipotenza
non sa cosa farne
e ne farebbe così senza
da premiarci separando
chi ha fatto incontrare?

Questo è un dio bipolare,
così abituato alla solitudine
che unendo e separandoci
si intrattiene,
che o il legame teme

o ti da anche le catene.




Tra le macchine del fumo che spargono una giamaicana coltre bianca e ventilatori che arieggiano capelli frustanti, vediamo sempre quel patetico topos dell'addio, al limite di rotaie generiche di un binario 9 e 3/4 o di un Casablanca a basso budget (niente aerei Humphrey! Trenitalia si scusa per il disagio).
Sventolìi di mani.
Fazzoletti.
E poi gridano "addio", che vorrebbe tradurre un fare well senza tradurlo e buttando l'intero destino di un dipartente in mano a una creatura buffonesca e sperimentalemente non esistente come dio.
Ma proprio come i binari che scindono i Renzi e le Lucie della rivoluzione industriale, dio è un cretino binario che non sa bene come gestirsi la sua millantata onnipotenza (o ogn'impotenza, che dir si svoglia). Ti da il libero arbitrio ma c'è il piano divino che contempla il tuo libero arbitrio che è contemplato dal piano e quindi non è libero. O qualcosa del genere, no?
{Ah, no, sono io ignorante come una sgarbica capra e non ho studiato  millenni di teologia, ovvero come dare senso alle fiabe e trovarci dettami morali da far rispettare col filo della crociata spada e con la fiamma dell'inquisitorio rogo, ma questa non è più teologia è solo schifo. D'accordo: non ho studiato "Schifo"}

Penso ai rapporti di coppia (etero, gay, coppia di Assi, coppia e incolla), quando non riesci a trovare un equilibrio o un'occasione che sia la sproloquiata scala di grigio. 
O la persona giusta non c'è oppure (non è quella giusta e) te la porti fino alla tomba con full-optional di difetti da accettare e sapori da condividere (tipo la pappetta di kiwi quando ormai anche la dentiera non resta più attaccata, quando l'unica cosa che resta attaccata è il cuore o la spina).
"Addio" appunto: dativo, complimento di termine ("bellissima morte!"), consegnare le chiavi della tua Maserati a un cane autistico strabico e cieco che te la immortala sul muro del vicino.

Se c'è una cosa bella che ha scritto Montale è "occasioni". Cioè, proprio la parola "occasioni". Detto ciò poteva buttare il calamaio nel cesso che, tanto, quel che c'era da dire l'aveva detto (o aveva avuto l'occasione di dirlo).



Dalle radìci

Dalle radìci tronco
il fruscìo di foglie
se declìno lo sguardo
all'altare
torco il collo
della mia voce
mentre controllo
diretto alla falce
con un ràntolo
il controllo
di un cànto
che

Se ci si attenesse ad una semplice regola per cui il campo di competenza è l'unico campo percorribile, si eviterebbero marèe di branchi di invasori di campo naked che elicòtterano attributi nel vano tentativo d'accaparrarsi attenzioni inaccaparrabili in tal campo.
È dura, lo so, tacere. È dura reprimere, applicare i dettami dell'hatebreedèo "Mind over All", sfidare l'istinto di socializzare e, inamovibili, starsene quieti e muti nel silenzio zitti.
Tacere in molte occasioni diventa un'arte difficile, appresa dopo duro allenamento che nemmeno Rocky Balboa in cima alle scale comparerebbe alla sua corsetta da american dream.
Assenza è scorciatoia. Esserci e tacere è vera ascèsi, vero achivement d'uno stato di superiore comprensione.

Infatti non taccio.

Tuesday, 2 July 2013

DEstructure

Affilati cerchiamo di scomporre il complesso
in
parti
e le men ta ri,
smussandoci come in un amplesso
col calcestruzzo
del muro di cinta.

Pretesa


PRETESA

Determinare
come inestensibile
l’intensità
di un sentimento
è come soffocare il fuoco

e non volerlo spento.



Commento al vento:
"spesso quando scrivi cose le persone pensano che le cose siano persone e le persone delle cose e dunque cercano di dare capacità di donare cose che le cose (che non sono persone) non possono dare mentre dalle persone pretendono e prendono soddisfazioni di possessione che vanno bene alle cose e alle case e alle chiese ma non a persone che sono solo suoni di vite fallite".

Ecco, se qualcuno mi chiedesse cosa la poesia significa, le/gli direi quanto sopra riportato perché tanto non me ne frega un cazzo di cosa la poesia significasse quella sera di giugno 5 anni fa quando, guardando fuori dalla finestra, ho ripensato a quanto futile sia provare a comunicare senza nemmeno riuscire a formulare la più semplice motivazione che ci spinge a legarci a persone materialmente aliene a noi. 
Sì, ecco, vuol dire quello che leggete.

Pre sent'azione

Forse serve come qualcosa d'introduzione ma sono dell'idea che è meglio indovinarle giuste che impararle sbagliate.

Poi è vacillante tutto come uno squilibrato armato sul parapetto del ponte e questo potrebbe anche affondare suicida in men che non si sia già dett...

Seriamente: stanchezza mi pervadeva di dover assoggettarmi al merdosismo "social" per poter esprimermi. Ad esser franco (quanto un carolingio), non ho veri motivi se non rendermi più pubblico al grande pubblico.
Non lo so, seriamente, che cazzo serva un blog a fare.
Comunque provo a uploadarizzare le cose che scrivo quando non scrivo le cose che scrivo per uploadizzarle quando non scriv...

Sì, ok, ci siamo, no?

Non è che non creda in dio, mi professo àssentheo: io e dio non ci siamo mai incrociati e uno dei due è assente.
Come se mancasse di qualcosa. 

Tipo l'esistenza.

Detto tra noi: sono il dio di me stesso e mi adoro e mi maledico e mi punisco e mi mando il mio Libro Sacro. Che è questo. E quello. Tutto insomma che mi inerisce.

Com'era? Chi di spada inerisce di spada attraversa sulle strisce...